Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017, ha raccontato di essere stato legato a un letto a seguito di un Tso. Il celebre scrittore, autore de “Le Otto Montagne”, ha parlato apertamente della sua malattia e della sua dipendenza, accendendo un faro sulla piaga della salute mentale, un tema che non può più essere ignorato. Ne ha parlato nel programma “Le Iene” dopo aver fatto qualche giorno fa in un’intervista a “La Repubblica”. “Ho subito un Tso per una grave depressione”, aveva dichiarato al quotidiano – Mi sono svegliato il giorno dopo a casa mia grazie a mia sorella perché mi aveva portato via”. “Mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare – spiega – che significa avere due fasi: una maniacale e una depressiva. Questa cosa l’ho sempre avuta, da quando ero ragazzo sicuramente”.
Paolo Cognetti accoglie l’inviato Gaston Zama de “Le Iene” nella sua baita in Val d’Aosta, a Estoul, in Val d’Ayas. “Sono arrivato in ospedale a piedi nudi e sanguinante”, racconta ricordando il suo ultimo ricovero. “Certo non stavo bene, ma non ero sicuramente pericoloso, avevo le mani in tasca, non potevo fare male a nessuno, me compreso”, aggiunge.
Paolo Cognetti legato ad un letto: “Mi hanno sparato un siringone nella gamba”
Lo scrittore inizia l’intervista facendo una precisazione: “Accetto di rispondere alle domande perché preferisco dire io che cosa ho. È un po’ di tempo che si dice in giro che io sia malato. E in realtà è vero. Questa cosa l’ho sempre avuta, da quando ero ragazzo sicuramente”. Lo scrittore nella sua baita si trova a suo agio e racconta della svolta della sua carriera, quando il suo libro è diventato il film “Le otto montagne” interpretato da Luca Marinelli e Alessandro Borghi. La preparazione del film l’ha curata personalmente. “L’ho visto dieci volte di fila – ammette – Luca Marinelli è venuto a stare qui con me due mesi e gli ho insegnato un po’ di cose, è stato bellissimo”. Lo scrittore cambia discorso e ripercorre il periodo del suo ricovero. “Durante una della mia fasi maniacali la mia compagna ha deciso di portarmi al pronto soccorso, deliravo ma non faceva male a nessuno”. “A inizio 2024 ero nella fase maniacale – racconta – una sera stavo delirando dal divano, la mia compagna era preoccupata, e mi ha portato al Pronto Soccorso del Fatebenefratelli di Milano. Lì ho parlato per mezz’ora con una psichiatra. Mi sono reso conto che mi stava trattando come un matto”.
“Voleva darmi dei tranquillanti, ma mi sono rifiutato – aggiunge – volevo tornare a casa a bere la mia solita bottiglia. Ma all’improvviso mi sono ritrovato circondato da sette persone, che mi hanno legato a un letto con delle cinghie e mi hanno sparato un siringone nella gamba, senza dirmi cosa mi stavano iniettando”.
“Quando arriva la crisi lo capisci perché non dormi anche per tre notti di fila”
Lo scrittore continua il suo racconto e ammette: “Qualcosa che non andava in me c’era, ma mi ha fatto arrabbiare la violenza di quei gesti, non so se sia legale”. Dopo quel primo traumatico episodio lo scrittore inizia un percorso di cura con uno psichiatra: “A dicembre non sono andato a un appuntamento con il medico perché non mi piaceva come stava proseguendo la terapia, a quel punto lui richiede il Tso e la polizia e l’ambulanza sono arrivati a casa mia. Io mi sono rifiutato mi sono seduto per terra senza scarpe e loro mi hanno caricato di peso nell’ambulanza. Sono stato due settimane in psichiatria”. “Quando arriva la crisi lo capisci perché non dormi anche per tre notti di fila e fatichi a mangiare. Poi ho iniziato a scrivere, ho scritto 60-70 pagine, da questo punto di vista è una figata”, scherza.
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“Mi piacerebbe parlare con Vasco Rossi. Trovo tanta verità nelle sue canzoni”
“Il problema di questo disturbo non è la fase maniacale – spiega ancora Paolo Cognetti -. Il problema è quando arriva la fase depressiva. Stai a letto, pensi a come suicidarti e che tutta la tua vita è stata inutile. Io volevo attaccare una corda da alpinismo a quella trave e impiccarmi. Non mi hanno mai lasciato solo quest’estate, c’era sempre qualcuno con me. I pensieri suicidi sono molto comuni nella depressione”. “Ora sono in una fase moderatamente up”, aggiunge. “Il successo, la gente che ti riconosce… non è facile – ammette -. Prima sei un tizio qua nella baita che si fa gli affari suoi e poi ti salutano tutti, ti fermano per strada, arrivano i soldi. Non è facile”. Infine, parlando di ispirazioni, lo scrittore rivela: “Mi piacerebbe parlare con Vasco Rossi. Trovo tanta verità nelle sue canzoni. La persona con cui vorrei parlare di più adesso è proprio lui”.
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“Sto lavorando a qualcosa di nuovo, il ciclo della montagna, si è per il momento esaurito”
Paolo Cognetti confessa: “Ambisco a vivere senza farmaci. Non sono un no vax, ma vorrei poter vivere senza medicine. Quando sono stato ricoverato a inizio dicembre del 2024 ho imparato ad apprezzare il lavoro che fanno infermieri e medici con i pazienti, la loro dedizione, la loro forza. È un lavoro difficilissimo e li ho visti fare cose straordinarie, anche con pazienti molto più difficili di me”. Paolo Cognetti si definisce un “alcolista moderato”: “Quest’anno ho smesso per nove mesi, ma poi ho ripreso”. “Sto lavorando a qualcosa di nuovo – svela -. Credo che il ciclo della montagna, come lo chiamo io, sia per il momento esaurito. Ci sono tante altre cose nella vita”. Il suo pensiero va infine alla sorella e al padre: “In questo ultimo periodo si sono molto preoccupati, la cosa che mi spiace di più è aver fatto soffrire loro due, spero che questa intervista li tranquillizzi”.