Che fine ha fatto Yvonne Sciò? Classe 1969, in molti la ricordano per il suo passaggio a “Non è la Rai” con Gianni Boncompagni, ma i suoi esordi risalgono a quando era una bambina. Nasce negli Stati Uniti e cresce a Roma. Padre italiano, madre americana, un nonno francese e l’altro irlandese. Adesso fa la regista ed è sempre in viaggio tra l’Italia e gli Stati Uniti. Nei suoi due documentari da regista sono protagoniste le donne, come la madre che l’ha avvicinata all’arte. “Mamma era americana, parlava male l’italiano – racconta in un’intervista “La Repubblica” -. Faceva la giornalista per ‘Harper Bazaar’ e si occupava di lirica e di moda. A casa a Roma passavano spesso Pavarotti, Nureyev e gente di questo calibro. E poi la moda. Da ragazzina disegnavo per terra sulle cartelle stampa di mia madre”. L’esordio ad appena 5 anni. “Mia madre mi trascinava spesso con lei per lavoro, e molti le dicevano: ‘Che bella questa ragazzina perché non le trovi un’agenzia?’. Mia madre non è che spingeva, però mi ha sempre detto che dovevo lavorare ed essere indipendente”.
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Yvonne Sciò a “Non è la Rai”: “Boncompagni voleva farmi un contratto di tre anni, me ne sono andata”
Celebre lo spot della Sip in cui Yvonne Sciò era al telefono con il fidanzato e chiedeva: “Mi ami? Ma quanto mi ami?”. “Studiavo dalle suore e dopo lo spot volevano mandarmi via. Fu mia madre a convincerle dicendo che le donne devono lavorare”, ricorda. “Con quello spot divento famosa in tutta Italia – continua -, ma ne avevo già fatti un sacco. Però quello è rimasto e non lo dovevo nemmeno fare. Dopo quella pubblicità la gente mi fermava per strada per dirmi “Mi ami? Quanto mi ami?”. E per me, molto timida, era tutto molto strano. Mi vergognavo proprio. Avevo 14 anni”. Poi arriva “Non è la Rai”. “Avevo fatto delle foto in stile Lolita per la rivista ‘Max’, scatti molto belli. Le vide Gianni Boncompagni e mi fa cercare per la nuova trasmissione. Tutti mi dicono di lasciar perdere, dicendo che ‘Non è la Rai’ non sarebbe stata di qualità”.
“Ma all’epoca la televisione era davvero un’altra cosa – continua -. La gente ti diceva: ‘Oddio, fai la tv’. Allora pensavo che la tv andava fatta e sono contenta di averla fatta. Anzi, mannaggia a me che Boncompagni voleva farmi un contratto di tre anni e invece me ne sono andata dopo pochi mesi”.
“Gianni Boncompagni lo amavo molto, cinico e intelligentissimo. Non mi ha mai corteggiata”
Di Gianni Boncompagni ricorda: “Lo amavo molto, cinico e intelligentissimo. Non mi ha mai corteggiata. Ricordo che mi considerava una tipa un po’ strana perché tra una pausa e l’altra mi mettevo a leggere i romanzi e ascoltare musica classica. Poi mi portava sempre dei surgelati vegani perché pensava che non cucinassi o mangiassi poco”. Poi la scelta di lasciare: “A un certo momento dovevo mettermi a ballare in costume tra le bolle di sapone. Addirittura avevo dovuto fare una specie di spogliarello per cui prima avevo bevuto due bottiglie di vodka per vincere la vergogna. Insomma, non era quello che volevo”.
Una scelta azzardata. “Anche abbastanza folle – ammette – perché quando abbandoni la tv poi ti danno per dispersa, quasi per morta. Però non mi interessava essere famosa a tutti i costi. Diventare famosa facendo qualcosa che mi piaceva o rendeva felice invece sì”.
“Tinto Brass ebbe da dire sul fatto che avevo le ascelle depilate, per lui le donne devono essere pelose”
Al cinema arriva con Carlo Verdone in “Stasera a casa di Alice”. “Con Carlo eravamo vicini di casa ma non lo conoscevo- spiega -. Fu lui a chiamarmi, credo dopo aver visto lo spot della Sip. Lui è un grande, mi piacerebbe tanto tornare a lavorare con lui”. “Con Marcello Mastroianni invece facemmo un film per la tv diretto da Nanni Loy tratto da un libro di Fruttero & Lucentini. Mastroianni era meraviglioso, umilissimo, parlava sempre di cibo, di porchetta o di ristoranti. Quando non lo trovavi sul set bastava seguire il fumo delle sigarette che fumava di continuo”. Yvonne Sciò rifiuta due proposte, una di Claude Chabrol: “Ho capito che avrei dovuto girare una scena hard e mi sono tirata indietro. Dopo ha preso una mia amica”. E l’altra con Tinto Brass. “Mi voleva per ‘Il macellaio’, che poi interpretò Alba Parietti. Sono andata a fare il provino però ho capito che non era cosa. Oltretutto ebbe da dire sul fatto che avevo le ascelle depilate perché diceva che le donne devono essere pelose”.
L’attrice ricorda anche di avere conosciuto Harvey Weinstein. “Se fai cinema a Los Angeles è abbastanza difficile non conoscerlo – spiega -. Anche a me ha fatto delle avance pesanti, ma me la sono sempre cavata. Per fortuna poi è stato denunciato”.
“Naomi Campbell mi ha corcato di botte. Ancora oggi non mi spiego il perché”
Yvonne Sviò racconta di avere rifiutato un appuntamento con Brad Pitt: “L’ho conosciuto a una cena di amici. Era talmente bello e talmente gentile che credevo parlasse con qualcun altro. Invece di dire ‘Ora mi lancio’, pensavo che fosse troppo per me. L’ho rivisto varie volte, però non gli ho mai lasciato il numero e non ho mai accettato”. Celebre è rimasta una rissa all’Hotel Eden di Roma tra Yvonne Sciò e Naomi Campbell. “Più che rissa diciamo che è lei che mi ha corcato di botte – spiega -. Lei è alta due metri. Ancora oggi non mi spiego il perché. Parlavamo e a un certo punto mi ha aggredito”.
Yvonne Sciò è mamma di una ragazza di 16 anni: “Il mio ex marito non c’è mai stato”
Oggi Yvonne Sciò è diventata regista: “Volevo raccontare storie, storie di donne, e nel mio piccolo ci sto riuscendo. Il mio terzo documentario, di cui sono regista e produttrice, è quasi pronto anche se ancora non c’è la data. Il festival, dove ormai sono di casa, sarà l’occasione per parlare dei miei lavori e di quelli futuri. Racconterò storie di donne, donne completamente diverse tra loro”. Yvonne Sciò è mamma di una ragazza di 16 anni. “Abbiamo un rapporto come si può avere tra madre e figlia in un’età così particolare- ammette -. Il mio ex marito non c’è mai stato, credo non sappia nemmeno dove vada a scuola. Non è stato facile, perché ho dovuto fare un sacco di rinunce. Però poi nel tempo ho pensato che se fosse stato il matrimonio giusto non sarebbe finito e soprattutto se fosse stata la persona giusta ci sarebbe stata nella nostra vita. Quindi doveva andare così”.