Bruno Vespa è andato in trasferta nel carcere di Verona per intervistare Chico Forti, il 65enne detenuto trentino Chico Forti trasferito alcuni giorni fa in Italia da Miami dove ha scontato 24 anni per un omicidio di cui si è sempre professato innocente. “Tra il carcere di Miami e quello di Verona c’è una differenza enorme – ha spiegato Chico Forti a “Cinque Minuti” – Quello di Miami è basato totalmente sulla punizione, mentre qui ho conosciuto valori umani come i rapporti e il rispetto che non ritrovavo da 24 anni”.
“Se tu sei convinto della tua innocenza, hai la forza di andare avanti giorno per giorno”
Chico Forti ha potuto incontrare la madre 96enne che non vedeva da 16 anni. “È la mia roccia, è stata la mia forza, la mia energia – ha svelato – Nei suoi occhi puoi vedere i fuochi d’artificio e la gioia nel suo sguardo. Rivederla è stato un momento meraviglioso. Nel 2008, l’ultima volta che l’avevo vista, mi disse ‘farò tutto il possibile per aspettarti’”. Il detenuto ha poi spiegato come si vive un ergastolo nella convinzione di essere innocente: “Se tu sei convinto della tua innocenza, hai la forza di andare avanti giorno per giorno. Non ho mai pensato ai 24 anni, ma al giorno successivo. Se credi in te e hai dei principi, trovi la forza di andare avanti. Se non credi in te o ti suicidi o cambi la vita”.
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“Nel carcere di Miami vieni umiliato continuamente”
Il 65enne ha ripercorso il giorno in cui ha appreso che sarebbe tornato in Italia: “Il primo marzo ho ricevuto una chiamata che ha scombussolato il mio penitenziario, perché mi hanno detto che avevo una chiamata dalla Casa Bianca. La prima persona che mi parlò fu l’ambasciatrice italiana a Washington la quale mi disse che era con il presidente Biden e il primo ministro italiano. Poi parlai con Giorgia Meloni, la quale mi disse: ‘Siamo finalmente riusciti a convincerlo, torni a casa’”. Chico Forti ha raccontato una giornata da detenuto nel carcere di Miami: “E’ impossibile da descrivere, viene umiliato più volte, ogni azione è fatta per ricordarti che tu sei punito per un qualcosa che hai fatto. Il principio è che se sei in carcere qualcosa hai fatto e ti meriti di essere punito”.
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La spaghettata e l’incontro con il comandante Schettino
“A Rebibbia e a Verona mi hanno accolto come un re – ha confidato Chico Forti – Quando sono arrivato in carcere mi hanno detto: ‘C’è il comandante che vuole parlarle’. Pensavo che fosse un agente della penitenziaria, invece si presentò Schettino (l’ex comandante della Costa Concordia detenuto a Rebibbia, ndr) il quale mi ha detto: “Chico, sei il mio eroe’. Mi fecero una spaghettata all’amatriciana. I vestiti che vedi o San Vincenzo o i miei compagni di cella. Dagli Stati Uniti sono venuto senza nulla, nemmeno i calzini”. Riguardo al futuro, il detenuto ha aggiunto: “Sono stato congelato per 24 anni ma le mie emozioni e la voglia di vivere non sono cambiate”.
Selvaggia Lucarelli furiosa: “Il dramma di un omicida rimandato in italia senza neppure un calzino”
L’intervista realizzata in carcere a Chico Forti da Bruno Vespa ha suscitato non poche polemiche. Tra quanti hanno storto il naso c’è anche Selvaggia Lucarelli. “Non so se è più pietoso – ha scritto in un lungo post su Instagram – a) il racconto di Forti sull’accoglienza da RE in carcere b) il racconto su come Schettino che in carcere evidentemente chiamano ancora ‘il comandante’ abbia chiesto di vederlo per dirgli ‘sei il mio eroe’. In pratica un assassino si gongola del fatto che un uomo che se ne è scappato mentre una nave affondava e risucchiava in mare i suoi passeggeri sia fiero di lui. C) la spaghettata in carcere, prassi comune in tutte le carceri del paese per tutti i detenuti. D) Vespa che se la ride chiedendo non se si sia pentito di aver fatto fuori un uomo per bieche ragioni di denaro, ma se tornerà a fare surf. A FARE SURF. Il tutto sottolineando il dramma dell’omicida Forti rimandato in italia senza neppure un calzino”.
“Accoppare la gente fa notoriamente parte dei valori cristiani tanto cari a questo governo”
“Tutto questo in un paese in cui le carceri sono sovraffollate – ha sottolineato la scrittrice – in uno stato di degrado totale, con detenuti evidentemente di serie b che faticano ad accedere a servizi igienici decenti e cure e che se vogliono uscire per visitare un parente devono aspettare (se va bene) il suo funerale. Sempre che il funerale non sia il loro, visto il tasso di disperazione e suicidi in carcere.
Che paese di me*da. Ah, notare il crocifisso sullo sfondo. Del resto accoppare la gente fa notoriamente parte dei valori cristiani tanto cari a questo governo”.