Giovanni Allevi è stato tra gli ospiti d’onore dello spettacolo “Happiness on Tour. Vite – Storie di felicità” che ha radunato al Forum di Assago 6mila studenti lombardi. Il pianista e compositore, che lotta contro un mieloma multiplo, un tumore del sangue particolarmente aggressivo, ha trascorso gli ultimi due anni tra ospedali e terapie debilitanti. “La mia vita, la mia sofferenza, la mia felicità” è il dono fatto da Giovanni Allevi agli studenti come racconta il “Corriere della Sera”. Due anni fa, “è arrivata una malattia terribile, che ha spazzato via tutto. Tanto che oggi mi chiedo, magari è venuta apposta?”. La malattia gli ha insegnato “ad assumere il comando più importante, il dominio su me stesso, sulle mie paure, sulle mie ansie. Ho dovuto tenete lo sguardo dritto sui fiori mentre camminavo sull’inferno, ho dovuto regalare un sorriso alle persone che mi stava vicino anche quando il dolore fisico era insopportabile”.
“In reparto c’era una bambina di 7 anni. Dio, perché permetti queste cose?”
Il pianista e compositore è tornato indietro con la memoria al giorno in cui ha appreso di dover fare altre 10 punture nella pancia, cosa che “con il tremore alle mani è molto difficile”: “No, dico io, non ne posso più, è da un anno che faccio punture sulla pancia. Poi ci rifletto e dico: va bene. E lo dico con una certa risolutezza, non con rassegnazione. La resilienza è una parola che non mi è mai piaciuta, mi fa pensare all’accettazione passiva di una condizione negativa. Io invece ho uno spirito combattivo”.
Le iniezioni avevano lo scopo di attivare il midollo osseo al fine di generare cellule staminali, considerate l’avanguardia nel campo medico. È necessario isolare le staminali dal sangue circostante per permettere il loro riutilizzo in un successivo trapianto autologo. Giovanni Allevi ricorda il suo ingresso in reparto: “Uno stanzone pieno di letti, un telo a separarli. Io non la vedo, ma vicino a me c’era una bambina, avrà avuto 7 anni e piangeva, piangeva. E i genitori e infermieri e medici cercavano di distrarla, di rasserenarla. Dio, perché permetti queste cose? Io ho dato, va bene. Ma una bambina di 7 anni? Questo è un problema grandissimo anche a livello teologico”.
“Pesavo 63 chili. Bastava che decidessi di lasciarmi andare e mi sarei spento”
Per il musicista è l’inizio di un calvario: “Il midollo osseo malato si mangia le ossa dall’interno e non potete capire il dolore. E infatti sono imbottito di oppioidi potentissimi, cento volte più potenti dell’eroina e infatti andrò incontro alla crisi di astinenza, che è un’esperienza spaventosa”. La chemio gli fa perdere i capelli. “Un giorno ho sentito un grande bruciore sulla testa – ricorda – e sono caduti tutti insieme nel giro di qualche ora, li ho tolti quasi fosse una parrucca”. “Calvo, imbottito di psicofarmaci e di oppioidi che per mesi e mesi mi davano la sensazione di avere 39 di febbre. Debolissimo, senza appetito, dimagrito, pesavo 63 chili. Lì ho pensato che bastava che decidessi di lasciarmi andare e mi sarei spento”, aggiunge.
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Le parole del medico e l’immensa felicità: “Grato per essere vivo”
A distanza di settimane, un giovane medico gli dà finalmente una buona notizia: “Maestro, hai tredici globuli bianchi”. “Le cellule stavano producendo nuovo midollo osseo – spiega – In realtà i globuli bianchi erano 13 per millimetro cubo. La bilancia che pendeva verso la mia morte iniziava di nuovo a pendere verso la vita. In quel momento sono stato investito da una felicità allo stato puro. Mi è venuto addosso un camion, un grattacielo di felicità”. Giovanni Allevi ricorda ancora quel giorno come quello in cui “sono stato immensamente felice”. “Ho provato un profondo senso di gratitudine, per essere vivo, per il talento dei medici, per l’affetto degli infermieri, per il colore rosso dell’alba che è diverso dal rosso del tramonto”, conclude.