Due anni fa Anna Mongodi, 80 anni, ha deciso di aprire la partita Iva per continuare a lavorare nell’azienda di famiglia come ha fatto per tutta la sua vita. “L’anno prossimo smetto. Ma finché c’è da fare sono contenta di farlo”, dichiara la donna in un’intervista al “Corriere della Sera”. La figlia Paola però ribatte: “Di questo ‘anno prossimo’ sentiamo parlare da un sacco di tempo…”. Anna Mongodi racconta la sua storia e dice: “Non chiamatemi manager che nemmeno so cosa sia”. La sua azienda si trova in Val Calepio, nella Bergamasca. Negli anni ’60 nasce la valle dei bottoni, prima in madreperla e poi in metallo. Un commercio florido grazie anche alla vicina Milano, la capitale della moda. “Facciamo avere ai produttori di abbigliamento tutto ciò che serve loro”, spiega.
“Mio padre Mario faceva l’ambulante nei mercati e, dal 1952, ha iniziato a realizzare bottoni”
Il motivo che l’ha spinta ad aprirsi la partita Iva a 78 anni è semplice: “Volevo che la mia situazione fosse in regola e trasparente. E il lavoro si paga”. La sua è un’azienda di famiglia: “Mio padre Mario faceva l’ambulante nei mercati e, dal 1952, ha iniziato a realizzare bottoni. Vivevamo a Castelli Calepio, dove ancora oggi abito. Mia madre, Giuseppina, aveva una merceria. In seguito abbiamo aperto anche una salumeria. Eravamo cinque fratelli, io ero la quarta. Intorno ai 14 anni mi hanno affidato la salumeria: sono restata fino al 1980”. “Poi la svolta – continua – il fratello maggiore, Mario, aveva fondato una fabbrica restando nel campo di papà: la Metalbuttons. Era cresciuta e quell’anno decise di dividere le attività: Metalbuttons spa per la produzione, Metalbuttons trading per il commercio. Mi ha chiamato con lui in quest’ultima mentre gli altri fratelli seguivano l’area produttiva. Mario era il titolare, io curavo i rapporti con i clienti”.
“La Trading, che è il mio comparto, dal 2001 al 2010 ha fatturato circa 3 milioni l’anno”
Un’azienda che faceva numeri di tutto rispetto: “Metalbuttons trading e spa insieme sono arrivate in anni di picco a fatturare circa 18 milioni di euro, con 50/60 dipendenti. La Trading, che è il mio comparto, dal 2001 al 2010 ha fatturato circa 3 milioni l’anno, poi è iniziata la discesa: 2 milioni l’anno tra 2010 e 2015, poi un milione. Alla fine nel commerciale eravamo in quattro”. “Il motivo? La crisi – sentenzia – il telefono non suonava quasi più, i clienti chiudevano. Ed è arrivato il Covid. La trading ha chiuso nel 2022, la spa era già stata acquisita da un fondo d’investimento”. Anna Mongodi resta in azienda fino ai 64 anni. “Poi ho maturato i requisiti della pensione, ma ho proseguito anche in azienda come componente del board: percepivo un emolumento regolarmente tassato”, spiega ancora.
“Mio nipote ha iniziato a lavorare nello stesso settore, gli ho passato i miei clienti”
L’esperienza maturata nei decenni dalla donna è stata trasferita ai figli e poi al nipote. “Mio nipote Giulio, figlio di mia figlia Barbara, è nato nel 1998 – racconta ancora – studiava Scienze della comunicazione e parallelamente aveva iniziato a lavorare nel mio stesso settore con una piccola azienda della zona, la Nausicaa srl. Quando ho detto ai clienti che la Metalbuttons trading avrebbe chiuso loro hanno domandato cosa avrei fatto io: li ho indirizzati verso Giulio e la nuova ditta, ho garantito che l’avrei affiancato”. La donna ancora oggi è attiva in azienda. “Volevo tramandare la mia esperienza – confida – Oggi vado in azienda ogni giorno, alle 8.30 sono la prima e resto fino alle 12.30, riprendo dopo pranzo fino alle 15.30-16: dipende dall’impegno che c’è. Purtroppo non è tanto come negli anni d’oro”.
“Pago le tasse sulla pensione, come tutti, e pago quelle con la partita Iva”
Da qui nasce l’idea di aprire la partita Iva nel 2022: “Necessaria perché la ritenuta d’acconto prevede un tetto di incassi di 6 mila euro e io sono oltre – spiega ancora Anna Mongodi – Il commercialista – che si è stupito per l’età dell’aspirante libera professionista – ha fornito i requisiti per aprirla e accedere al regime forfettario: pensione inferiore a 30 mila euro annui lordi, non essere socia di società né amministratrice, non avere aperto la partita iva negli ultimi 3 anni, nessuna fattura alla società per la quale ero dipendente o amministratore negli ultimi due anni, non fatturare più di 65 mila euro annui”. “Pago le tasse sulla pensione, come tutti, e pago quelle con la partita iva – assicura – qui il reddito è il 78% dei ricavi, su questo imponibile contributivo verso il 24% all’Inps. Segue il passaggio nella dichiarazione dei redditi. Sono una ottantenne che si paga la sua pensione”.
“Amo il mio lavoro e la mattina quando mi alzo sono contenta: mi rendo utile”
Largo ai giovani certo, ma Anna Mongodi sottolinea: “La mia professionalità è riconosciuta e voglio passare tutta la mia conoscenza a una realtà nuova che sta crescendo, a mio nipote che è pronto a imparare. Amo il mio lavoro e la mattina quando mi alzo sono contenta: mi rendo utile. Però se dovessi scegliere tra lavoro e famiglia, sceglierei la famiglia”. ”Paola è nata nel 1966, Barbara nel 1968 – racconta la donna – Quando erano bambine io e mio marito Giacomo (84 anni), lavoravamo insieme nella salumeria sotto casa: ci siamo sempre dati una mano, anche oggi se c’è bisogno si mette in cucina. Le bambine sono cresciute stando anche in negozio. Mia madre Giuseppina ci supportava. La cena la sera a casa era sacra, così come il weekend: finito il lavoro vietato parlarne. Questo anche con i fratelli, gli altri nipoti e pronipoti: c’è molta condivisione”. Poi prosegue: “Quando mia madre è stata male per due anni è stata la priorità. Ho fatto la care giver con l’aiuto di una badante. Ho mantenuto il lavoro ma in quel frangente è diminuito”.
“Prima di andare al lavoro amo camminare: con Paola usciamo di casa anche alle sei del mattino”
Anna Mongodi ha dedicato la sua vita al lavoro e alla famiglia: “Anche le vacanze non sono mancate, eppure vorrei avere visto di più: ogni tanto dico alle mie figlie di regalarmi qualche cassetta per vedere posti lontani. Prima di andare al lavoro amo camminare: con Paola usciamo di casa anche alle sei del mattino. Dormo non più di sei ore a notte, mi stanco se mi metto sul divano a far niente”. “Sono una nonna, ma alle mie figlie ho sempre suggerito di cercare anche le baby sitter – ammette -. Ma se c’è da cucinare lo faccio anche per 15 persone la domenica. Da un paio d’anni mi svago stirando”. Il mondo del lavoro negli anni è molto cambiato, ma Anna Mongodi sottolinea: “Da mio padre, mio fratello, mio nipote Sergio – a capo della Metalbuttons trading dopo Mario – ho sempre avuto massimo rispetto e libertà. Ho impostato tutto sull’efficienza, qualcuno dice ‘la Anna comanda’. Mi chiedo se avrei dovuto fare uno scatto in più. Poi mi rispondo: sono soddisfatta di ciò che ho costruito”.
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“Mi spiace non avere studiato, non essere istruita. Ogni tanto mi sento un po’ ignorante”
Anna Mongodi ha una sua visione sui giovani che si avvicinano al mondo del lavoro. “I ragazzi che vogliono lavorare sono ammirevoli perché le soddisfazioni non sono tante – afferma – I grossi clienti preferiscono andare dal produttore, noi siamo terzisti. Però c’è anche chi afferma: so che tu mi garantisci qualità, disponibilità in tempi rapidi, scelgo te anche se ho un costo in più. I ragazzi devono imparare il lavoro, il compenso va proporzionato: l’inizio è una cosa, però quando hanno acquisito competenza non vanno sottopagati. Invece purtroppo si sente anche questo”. La donna ha un solo rimpianto: “Quando mio padre mi affidò la salumeria facevo la prima media, non ero super brillante e disse: ti vedo più commerciante, eccoti il negozio. Mi spiace non avere studiato, non essere istruita”. “Ogni tanto mi sento un po’ ignorante. Cerco di imparare qualcosa ogni giorno”, conclude.