Paolo Bonolis è il decimo e ultimo ospite della seconda stagione de “La Conferenza Stampa”, programma in onda su RaiPlay firmato dall’autore Giovanni Benincasa. Il conduttore romano si è messo in gioco accettando di incontrare 350 ragazzi tra i 14 e i 20 anni e di rispondere alle loro domande, alcune semplici, altre bizzarre e inaspettate.
“Non pensavo di fare questo mestiere, è capitato ed è stato un colpo di fortuna”
“A scuola me la cavavo bene. Mi piaceva studiare – ha esordito Paolo Bonolis – Studiavo tanto, mi divertivo, ero curioso e tutte le cose che apprendevo mi regalavano qualcosa in più per poi godermi la vita che vivevo. Ho avuto anche dei compagni che mi hanno aiutato parecchio perché in alcune materie in cui non ero particolarmente preparato”. Quindi ha consigliato ad un ragazzo di studiare: “E’ importante perché poi dopo ti ritrovi con un sacco di argomenti a disposizione per evitare di essere fregato il più possibile dall’esistenza. Dammi retta”. “Non pensavo minimamente di fare questo mestiere, è capitato ed è stato indubbiamente un colpo di fortuna – ha confessato il presentatore – Mi ero iscritto prima a Giurisprudenza dove mi sono annoiato il primo anno, poi a Scienze Politiche perché volevo fare il concorso al Ministero degli Esteri e fare la carriera diplomatica. Ci sono delle circostanze inaspettate che poi possono spostarti tutti quei progetti che ti eri messo in testa. Certe volte sono circostanze fortunate, certe volte lo sono un po’ meno”.
“Studiare non è una cosa spiacevole, laurearmi mi è servito a conoscere più cose”
“Laurearmi mi è servito a conoscere più cose – ha spiegato ai ragazzi – ad avere un periodo nel quale anche l’impegno per lo studio ti dava un metodo per accettare il concetto di fatica per ottenere qualcosa. Perché poi qualunque cosa andrai a fare ti sarà richiesta della fatica per farla. Se hai sviluppato i muscoli dell’accettazione, quello che faticherai dopo ti risulterà fattibile. Altrimenti ti risulterà tremendamente indigesto. E poi studiare non è una cosa spiacevole se sei nutrita di curiosità”. “Mentre se fuori dallo studio presumi di poter conoscere scrollando (attraverso il cellulare, ndr.), lì corri il rischio dell’arroganza di presumere di sapere – ha aggiunto – In realtà, quando si studia si fa una fatica che permette a ciò che hai appreso di permanere nella tua testa perché hai fatto tanto per farcelo rimanere. E quello che rimane te lo porti nel tempo. Una nozione presa velocemente, usata in quel momento lì, dopo devi andare a ricercarla ogni santa volta”.
“Quando ho fatto Sanremo, c’era ancora la possibilità di portare cose nuove”
Rispondendo ad una domanda sul “Festival di Sanremo” che ha condotto per ben due volte in passato (2005 e 2009, ndr.), Paolo Bonolis ha spento le speranze di chi vorrebbe rivederlo sul palco del Teatro Ariston. “Nel 2005 ho voluto cambiare tutto quello che era il Festival precedente – ha raccontato – E’ stata un’operazione molto complicata ma molto divertente. Nel 2009 gli abbiamo solamente dato una rassettata a quelle che avevamo individuato essere ancora delle piccole magagne che si potevano sistemare del 2005. Mi è piaciuto farlo, è stato piacevole, perché c’era ancora l’opportunità in Rai di creare in Sanremo l’evento televisivo dell’anno. E quindi di poter convocare persone che non si fosse abituati a vedere già costantemente durante la stagione in televisione, a portare cose nuove, a portare cose inaspettate per il pubblico italiano”.
“Questo è stato possibile nel 2005 ed è stato possibile anche nel 2009. Non so però se sia ancora possibile, ma ognuno, se fa la direzione artistica, si dipinge Sanremo secondo le proprie intenzioni, secondo quello che è, secondo quello che vuole poter raccontare. Questo mi è stato permesso di farlo sia nel 2005 sia nel 2009, non credo che oggi ci siano queste disponibilità per cui io l’esperienza la chiuderei al 2005 e al 2009 per quello che riguarda Sanremo”, ha sentenziato.
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“Vado ancora dall’analista per la telefonata dei fratelli Capone”
Paolo Bonolis ha lasciato chiaramente intendere di non essersi mai troppo preso sul serio. “Se mi è mai capitato di dovermi rivolgere a qualcuno dicendogli ‘ma lei sai chi sono io?’ Non lo farei mai perché a quel punto io non sarei più un ca**o agli occhi miei”, ha affermato. Una giovane studentessa ha poi indagato sulla celeberrima chiamata dei fratelli Capone a “Tira e Molla”. “Io vado ancora dall’analista per quella telefonata. Pensavo fosse uno scherzo perché era la puntata del primo aprile – ha confidato – Durante l’interruzione pubblicitaria, sono andato a parlare col notaio e mi ha detto: ‘Guarda che è una cosa vera. Ci sono dei soldi in palio’. O mi stavano prendendo in giro loro o erano veramente svitati. Però è stata un’esperienza piacevolissima”.