Vittorio Cecchi Gori, 81 anni, è un uomo ancora pieno di progetti. “Io non mollo: non mollo perché amo il cinema anche se quello italiano è andato in disgrazia”, dice in un’intervista rilasciata a “La Stampa” in cui ricorda gli anni d’oro del cinema italiano dalla sua casa di viale Parioli, a Roma. “Questo appartamento è il caposaldo della mia vita, lo comprò mio padre Mario nel 1962 dopo aver prodotto ‘Il sorpasso’”, svela. Un film del quale il produttore sogna di fare un remake. In merito alla polemica sollevata a Venezia da Pierfrancesco Favino che ha suggerito di fare “interpretare gli italiani agli attori italiani” dichiara: “Ha qualche ragione ma non è sempre possibile quando bisogna fare produzioni che abbiano un appeal internazionale. Certo che se riuscissi a realizzare un nuovo Sorpasso non avrei dubbi sugli interpreti: lo stesso Favino e Luca Marinelli”.
“Voglio realizzare una piattaforma che raccolga tutti i film realizzati da mio padre e da me”
Vittorio Cecchi Gori sta lavorando da anni ad un progetto ambizioso. “Voglio realizzare una piattaforma che raccolga tutti i film realizzati da mio padre e da me – confida -. Raccontando anche le loro storie collaterali: come sono nati, le curiosità, le vicende fuori set. Voglio raccontare una storia che è partita fin dagli anni Cinquanta. Io ci sono sempre stato. Mi ricordo tutto. Mio padre mi teneva sempre con sé sin da bambino. Poi sono rimasto solo e ho seguito tutto fino a oggi. È la storia di questo Paese e anche di tutto quello che ho fatto in America. La storia dell’Italia, del mondo, del cinema”. Un progetto che potrebbe vedere presto la luce: “Voglio mettere in questa piattaforma tutto quello che sto già preparando. Qui, in viale Parioli”. E aggiunge: “Io ho fatto sempre tutto pensando a una cosa soltanto: il pubblico”.
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“La comunicazione è il primo potere del mondo. E la tv domina ancora”
Una vita per il cinema, ma Vittorio Cecchi Gori ha fatto anche la televisione e della sua esperienza dice: “Un grande produttore, sperando io lo sia stato, sa che la comunicazione è sempre un compromesso. Fare il cinema è un’altra cosa. È un atto di creatività che non ha nulla a che vedere con tutto il resto, come un quadro, un romanzo. Però mi ci sono buttato dentro, alla tv. Ricordate il film ‘Quinto potere’ di Sidney Lumet? Oggi sono sempre più convinto che la comunicazione sia il primo, non il quinto, potere del mondo. E la tv domina ancora”. In passato ha avuto a che fare anche con Silvio Berlusconi. Di quegli anni ricorda: “Quando partendo da Telemilano riuscì a fondare le sue tv private che fino a un certo punto in Italia erano vietate, io ebbi la ventura di lavorare con lui e quello fu importante per il cinema, perché non c’era più un monopolio che obbligava a vendere a uno solo, che poi era la Rai”.
“Silvio Berlusconi è stato un grandissimo imprenditore”
Tra Vittorio Cecchi Gori e Silvio Berlusconi ci sono stati dei contrasti in passato: “È la politica che bisogna eliminare nella vita. Nella mia vita mi ha fatto solo confusione e danni. Anche quando ho fatto il senatore. Io in politica non sono servito a niente, probabilmente. E che mi ha dato? Il rapporto con Berlusconi è stato bello finché anche lui non è finito in politica”. Ma il produttore aggiunge: “Quando è morto mi è dispiaciuto. Veramente. Lasciamo perdere la politica, è stato un grandissimo imprenditore. E adesso mi vengono sempre in mente le cose belle vissute quando ci trovavamo insieme. Poi non ci siamo più visti. L’ultima volta è stato alla Casina Valadier al mio compleanno nel 2006. Poi sono arrivate le contrarietà”.
“Quando varchi gli 80 anni avere un amore vuol dire avere la vita”
Vittorio Cecchi Gori nella sua vita ha avuto donne bellissime e legami solidi. “Dopo sessant’anni vedo ancora Maria Grazia Buccella – racconta – mi viene a trovare. Oh, com’ero innamorato di lei quando ne avevo venti! Poi ho buoni rapporti con la mia ex moglie Rita Rusic. Il tempo spiana tutto. Valeria Marini la sento ogni tanto, con qualche altro amore che ho avuto ho perso i contatti”. “Se ho qualcuno accanto? Quando varchi gli 80 anni avere un amore vuol dire avere la vita. Una simpatia ce l’ho, ma a questa età l’amore diventa affetto. È meno… estroverso, via!”, conclude.