Alla soglia dei 90 anni, Nicola Pietrangeli racconta la sua vita in un’autobiografia dal titolo “Se piove rimandiamo” che uscirà a breve. In un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”, l’ex campione di tennis riavvolge il nastro dei ricordi. Le prime parole sono per i genitori. “Mamma lavorava in un cinema, vendeva dolci nell’intervallo del film; papà li comprava tutti. Poi trovò lavoro in farmacia; papà comprava medicine ogni giorno. Lei si arrese: non voglio che diventi povero per me, ti sposo”.
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Quante donne ha avuto Nicola Pietrangeli
Nicola Pietrangeli sfata la leggenda secondo cui avrebbe avuto 1.400 donne. “Esagerati – sentenzia – Persino Califano si è fermato a mille… Mai tenuto contabilità: sarebbe stato orribile, e pure noioso. Ho avuto quattro grandi amori; e ogni volta è stata lei a lasciarmi. Mia moglie Susanna, dopo tre figli, mi abbandonò per un altro. Lorenza perché non volevo sposarla. Paola, l’ultima, perché non volevo convivere. Licia Colò? Mai capito perché”.
“Spero di morire nel sonno ma finora mi sono sempre svegliato”
“Se credo in Dio? Quando mi serve, come tutti i vigliacchi – confessa – Ogni sera prima di addormentarmi mi faccio il segno della croce. Spero, come tutti, di morire nel sonno. Ma finora mi sono sempre svegliato. A volte penso di buttarmi dal sesto piano; ma se mi faccio male? Poi penso che vorrei essere cremato; ma se mi brucio?”. La conversazione si sposta sul tennis e Nicola Pietrangeli dice la sua sui campioni italiani: “Musetti non è il più forte ma è quello che gioca meglio. Sinner ha tutte le qualità per vincere a lungo. Berrettini tornerà, ma ha lo stesso problema di Panatta: gambette che non reggono un busto così forte”. Adriano Panatta, passato dall’essere un “fratello” all’essere “traditore”, merita un capitolo a parte.
“Ho sofferto tanto per il tradimento di Panatta”
“L’avevo visto nascere – racconta – Vuol sapere la verità? Ad Adriano io ho sempre voluto molto bene, e ancora gliene voglio. Per me, figlio unico, Adriano era il fratello più piccolo che non avevo mai avuto. Per questo nel 1978 ho sofferto così tanto per il suo tradimento. Nel 1975 in Davis erano usciti al primo turno. Con me capitano vinsero nel 1976, prima e unica volta nella storia, e arrivarono in finale nel 1977. Poi ci fu il processo staliniano. Mi convocano al Jolly Hotel di Firenze. Un plotone d’esecuzione: il presidente federale Galgani, Belardinelli, Panatta, Bertolucci, Barazzutti, Zugarelli. Tutti zitti. ‘Allora, che c’è?’. Comincia Bertolucci: Nicola, noi non proviamo più per te quello che provavamo prima…Mi alzo, dico ‘andate tutti affanc*lo’, e me ne vado”. Nicola Pietrangeli dice la sua anche sulla serie culto “Una squadra”: “Tecnicamente bellissima. Ma piena di bugie. Adriano in particolare poteva essere più sincero”.