Camila Raznovich si racconta in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera”. Milanese doc, è cresciuta in un Ashram, un luogo in cui si praticano yoga e meditazione e ci si dedica ad altre pratiche spirituali per evolversi e crescere. “Sono nata il 13 ottobre 1974 alla Mangiagalli di Milano da due genitori fricchettoni, entrambi argentini – spiega la conduttrice Rai – mamma di origine italiana, padre ebreo russo. Due architetti con un concetto di carriera diverso dal nostro: lavorare era un modo per viaggiare. Hanno iniziato a spostarsi in Europa, poi in India. Erano gli anni ‘70, con i guru e i Beatles. Vivevamo nella comunità sannyasin, ispirata a Osho. Si chiamava Vivek, era a Milano, dopo ha cambiato il nome in Macondo, come la mia nuova trasmissione in onda in prima serata da ottobre, pensata anche per la generazione Z”. Una bambina speciale in un mondo che andava ad un’altra velocità: “In classe vedevo le bambine con una famiglia più tradizionale. Da una parte non vedevo l’ora di mettermi i jeans e vivere in un bilocale, dall’altra la vita borghese di Milano è stata uno choc culturale. Frequentavo le scuole bene: la Ruffini, la Mauri, poi il Liceo Beccaria. Ero la cast-out, non appartenevo mai a nessun gruppo. Però mi ha dato la forza di essere me stessa. Non mi sono mai sentita sfortunata nella diversità, l’ho vissuta come una ricchezza”.
“Non avevamo la tv, molti lo trovano aristo-freak, di sera meditavamo”
Una vita lontana dai media e dalla televisione: “Oggi mangio grazie alla tivù, ma noi non ce l’avevamo. Molti lo trovano aristo-freak, ma non era una mia scelta. In comunità eravamo una dozzina di bambini. E di sera meditavamo. Poi a 19 anni sono partita per un sabbatico di 6 mesi in India: quando sono rientrata ho scoperto che esisteva Mtv. Ho fatto un provino senza preoccuparmi del risultato, avevo la mente pulita e senza paura: ‘se va bene ok, sennò ho la vita davanti’’. “L’ho spuntata su 2000 candidati – racconta – Come spesso accade nella vita, quando ti identifichi poco in quello che fai, allora riesci. Non avevo paura di fallire. Il mio collega era Enrico Silvestrin, siamo stati gli unici italiani a lavorare per Mtv Europe. Poi in italia sono arrivati Andrea Pezzi, Giorgia Surina,’Nongio’. Oggi non ci può essere una esperienza simile, la comunicazione televisiva si sta esaurendo. Il monitor diventerà il mezzo per riprodurre ciò che esiste nei device. Aldo Grasso sul Corriere scrisse che ero molto antipatica. Mi aiutò, perché ho lavorato sulla spigolosità. Sono le critiche che ti fanno crescere: con gli yes-men, di cui è pieno il mondo lavorativo, rischi di schiantarti. Grasso scrisse che sono cervellotica, in realtà ho una parte emotiva molto potente”.
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“Se per strada mi dicono ‘bella f..’ non lo prendo come cat-calling, ma come un complimento”
Camila Raznovich si definisce quadrata e ironica. “Non sono secchiona ma voglio eccellere – afferma – Da papà ho ereditato l’autoironia: sono un ‘tappetto’ e mi piaccio. Non ho i canoni estetici classici, ma sono a mio agio con il mio corpo. L’essere cresciuta con la scioltezza hippy dell’‘amati come sei’ pronunciato alla Verdone… ecco, su di me ha funzionato. Trovo il corpo nudo della donna molto elegante, indipendentemente dalle taglie. Non ho mai esibito le mie forme per fare carriera, ma non le ho neppure nascoste. Certo non sono stata presa al provino di Mtv per lo stacco di coscia, e a dirla tutta, nessuna di noi si sarebbe potuta candidare a Miss Italia. Se per strada mi dicono ‘bella f..’ non lo prendo come cat-calling , ma come un complimento. E il mio ego è contento: ovviamente non si deve andare oltre, ma faccio affidamento sulla intelligenza umana. Ho una mente maschile e la mia squadra in tivù lo sa. Forse siamo andati un po’ oltre con il politically correct”.
“Alle mie figlie ho spiegato che era finita la parte erotica-sentimentale dei loro genitori”
Camila Raznovich ricorda l’esordio il tv arriva con il programma “Loveline”: “Un format di Mtv Brasil che Antonio Campo Dall’Orto ha avuto l’intelligenza di italianizzare, puntando sull’educazione sessuale – racconta la conduttrice – A una cena a Ibiza rimase colpito dalla mia apertura mentale e pensò che ero giusta per condurlo. Momenti di imbarazzo in trasmissione mai perché anche con mia mamma ho sempre parlato di tutto, dalla verginità alla masturbazione e sto facendo lo stesso con le mie figlie. E comunque c’era un sessuologo che rispondeva”. Poi “Tatami” e “Amore Criminale”: “Il costume, la società e la cronaca nera. Mi sono testata in contesti diversissimi, fino al Kilimangiaro, che è un prolungamento della mia anima nomade, con un pubblico in prevalenza di laureati. E l’amore? “Il papà delle mie figlie Viola e Sole è un architetto di Crema. Anche oggi che ci siamo entrambi risposati continuiamo ad essere uniti. Alle ragazze ho spiegato che era finita la parte erotica-sentimentale dei loro genitori, ma non la famiglia. Nel 2021 mi sono sposata con Loic Fleury. Ci siamo conosciuti ad Antiparos, in Grecia, nel 2018. A un aperitivo abbiamo ballato senza parlarci, perché poi ho scoperto che in Francia si fa così: anche una canzone pop si balla in coppia, corpo a corpo. Ho trovato la cosa molto erotica. Ma prima di dargli il numero glielo ho fatto chiedere tre volte, volevo osservare a quante lo chiedeva”. Il matrimonio? “Prima a Milano, tra un lockdown e l’altro. Poi in Normandia, con tre giorni di sole e un abito bianco in pizzo che avevo comperato 10 anni prima a Ibiza pagandolo forse 80 euro”.
“Per le mie figlie ci sono al 100 per cento ma non voglio che cannibalizzino la mia vita”
Camila Raznovich e il marito sono sposati ma non vivono insieme. “È un rapporto a distanza anche nel rispetto dei nostri figli: lui ha un bambino di 12 anni. Ci tengo che i nostri ragazzi abbiamo uno spazio esclusivo con i propri genitori: mia madre dopo la separazione ha sempre convissuto. Mio papà ha avuto un’altra moglie, che è entrata nella mia vita. Io sono una mamma presente ma severa. Pur essendo cresciuta in un ashram non sono una permissiva. Per le mie figlie ci sono al 100 per cento tutti i giorni, ma alle nove di sera la porta della loro camera si deve chiudere, perché non voglio che cannibalizzino la mia vita”. “Dopo cena ho bisogno di leggere un libro – continua – fare una telefonata a un’amica, guardare un film con Luc quando è in Italia. La distanza va gestita, se molli è finita. Lui dice di non essere geloso, ma è il più geloso con cui sono stata. Io emotivamente sono un disastro, quando litigo urlo. E non ne vado per niente fiera. Lui mi dice: ‘ecco il dramma italiano’! Sono una drama-queen, ma la meditazione e l’autoterapia che pratico da quando ho 6 anni mi aiutano”.
“Avevo 34 anni quando ho avuto la prima figlia ma la maternità non era una priorità”
La cosa che la spaventa di più è l’omologazione: “Io ne sono ampiamente al riparo, ma la temo per le mie figlie. Con loro non ho problemi a parlare nè di sesso, né di sentimenti. Se mi dicessero che sono fluide non mi stupirei. Avevo già 34 anni quando ho avuto la prima figlia, oggi sono la parte più bella della mia vita, ma la maternità non è una priorità e non serve ad autodeterminarci. Il governo piuttosto deve proteggere una donna con tre figli a casa che vuole avere una carriera”. Parlando di politica, cosa pensa di Giorgia Meloni? “Lasciamole tempo per lavorare. È una politica che non ho mai votato, non la conosco, ma molti che mi piacevano mi hanno deluso. Elly Schlein invece deve iniziare a rapportarsi con il popolo che l’ha votata in maniera strategicamente e comunicativa diversa. Mi piace ma credo che stia perdendo contatto con il popolo del PD. Vedo politici di destra e sinistra fare errori ingenui a livello di comunicazione, una delle cose che so gestire meglio. Un programma politico nel mio futuro? Prima vorrei riconquistare fiducia nel governante”, conclude.