Non accenna a placarsi la bufera scatenata dalle dichiarazioni rilasciate da Claudio Lippi e raccolte da un giornalista dell’agenzia Dire alla buvette di Montecitorio. “Basta con la propaganda dei Fazio e delle Annunziata, con la ‘kultura’ con la k. È ora che la Rai entri nelle case degli italiani dicendo ‘buonasera’, col sorriso (…) Se ne sono andati loro. Fazio ha raccontato bugie, dicendo che la pubblicità faceva incassare il triplo di quanto costava il programma. Ma se costava 450 mila euro a puntata, incassava 1 milione e 200 mila di pubblicità? Ma dai… E’ stato un farabutto Fazio: lui e la sua sorellina avevano già pronto un contratto milionario con Discovery. Ma sa che c’è? Basta pigiare il nove sul telecomando per vederli ancora, qual è il problema?”, le parole del conduttore 78enne.
La Rai chiude le porte a Claudio Lippi
Ma ce n’è anche per Stefano Coletta, ex direttore dell’Intrattenimento Prime Time: “Per fortuna non c’è più, ha fatto lavorare gay e gaie solo per il motivo di esserlo. Tanti e tante che non avevano alcuna competenza, la Rai usata per fare coming out. Ma le pare? Allora anche noi etero dovremmo fare coming out, no? Vabbè, basta, dirà che sto delirando”. E poi ancora parole di elogio a Giorgia Meloni. Le affermazioni del conduttore 78enne hanno inorridito profondamente la Rai che ha deciso di stoppare qualsiasi collaborazione futura con lui. A caldo Claudio Lippi ha bollato come falsità le dichiarazioni a lui attribuite dal giornalista di “Dire”.
Il conduttore: “Articolo farneticante, brutto esempio”
“Non è mia abitudine reagire al dilagante malcostume di diffondere notizie false ma, in questo caso, ho il dovere di manifestare il mio dissenso nei confronti di Antonio Bravetti dell’Agenzia Dire che ha invaso la mia privacy durante una mia visita a Montecitorio con il quale ho scambiato due parole senza che si fosse nemmeno presentato – ha scritto su Facebook – Ha scritto un articolo farneticante fondato su false affermazioni inaccettabili. Al momento prendo le distanze da quanto scritto riservandomi di consultarmi con il mio ufficio stampa ed i miei legali per intraprendere iniziative a salvaguardia del mio nome. Un consiglio all’Agenzia Dire: sia più attenta nella scelta dei giornalisti che cercano solo visibilità e trasformano la verità in inaccettabili menzogne. Non chiedo scusa ai colleghi citati perché non ho detto niente di quello che ho letto. Che brutto esempio di ‘giornalismo’”.
“Non userei la parola farabutto neanche per il mio nemico più acerbo”
Il conduttore ha ribadito il concetto ai microfoni dell’Ansa. “Ho subito un attacco alla mia privacy in modo maldestro e una grave lesione della mia immagine: sto valutando con il mio ufficio stampa e con i miei legali come contrattaccare – ha dichiarato – Non mi riconosco nelle affermazioni che mi sono state attribuite: non userei la parola farabutto neanche per il mio nemico più acerbo e difendo con una lotta continua la libertà di scelta sessuale. Sono una persona perbene. E sono anche un cittadino libero e decisamente schierato con il nuovo governo, formato da persone che conosco personalmente, a partire da Berlusconi, e dal rapporto personale con Salvini e Meloni. Ma non credo che si possa essere condannabili per queste idee. Ho 59 anni di lavoro alle spalle, un pubblico che crede in me e nella mia onestà intellettuale e la difenderò fino alla morte”.
Carlo Calenda: “Questo figuro non prova vergogna”
D’accordo con la decisione della Rai di chiudere le porte a Claudio Lippi è la consigliera di amministrazione Francesca Bria: “Un atto dovuto da parte della Rai interrompere la collaborazione: le affermazioni di Lippi non sono compatibili con la deontologia professionale e il codice etico dell’azienda”. Anche Carlo Calenda è stato durissimo con il conduttore dalla cui bocca sono uscite frasi che “a nessuna persona con una voce pubblica verrebbe in mente di pronunciare in un paese occidentale. Il fatto che questo figuro non provi vergogna a farlo in Italia dimostra che c’è un enorme lavoro culturale da fare”.