“Fabio Fazio e Lucia Annunziata? Sono convinto che la Rai come azienda abbia avuto una perdita editoriale, perché sono due professionisti molto validi. Ma io non sopporto nessuno dei due”. Così Michele Santoro, ospite di Giovanni Floris a “Dimartedì” su La7. Il giornalista accusa i due di fare “narrazioni un po’ farlocche”: “Fazio ha detto che è stato 40 anni ininterrotti in Rai e giustamente Daniele Luttazzi ha ricordato che non è vero, perché lui lasciò l’azienda per andare a lavorare a La7, che all’epoca era proprietà di Telecom. Non fece nemmeno una puntata, quella esperienza si concluse e andò via con una paccata di miliardi”. “Fazio uscì da questa avventura devastato – ricorda Michele Santoro – anche se era molto più ricco di prima. Ma il vero problema è: come è rientrato in Rai nel 2003? Io non rientrai in Rai, lui sì. Non ci è rientrato per i buoni uffici del suo agente ma perché la politica ha voluto che lui tornasse”.
“Siamo arrivati alle esclusioni di oggi perché abbiamo omologato la tv e il pensiero dei giorni precedenti”
Michele Santoro si sofferma poi sulla conduttrice di “Mezz’ora in più” che ha annunciato le sue dimissioni dalla Rai dopo 30 anni. “Nel momento in cui Annunziata lascia la Rai dicendo che non sei d’accordo col governo – dice – uno deve anche ricordare che lei è stata presidente di garanzia della Rai quando a governare c’era Berlusconi. Per 24 ore è stato presidente di garanzia Paolo Mieli, il quale disse che avrebbe accettato l’incarico solo se avesse potuto far tornare a lavorare in Rai Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e me. Dopo 24 ore Paolo Mieli si dimise e gli subentrò Lucia Annunziata”. “C’era l’editto bulgaro – aggiunge Michele Santoro – Non c’entra affatto l’acrimonia. C’entra il fatto che questi due colleghi sono stati il perno intorno al quale è ruotata una politica culturale in Rai. Una politica fatta di esclusioni degli altri e di ammazzamento del pluralismo e della diversità. Questo pensiero diverso è fuori oggi, ma lo era anche prima, quando Annunziata e Fazio erano al centro del babà. Siamo arrivati alle esclusioni di oggi, perché abbiamo omologato la tv e il pensiero dei giorni precedenti”. “Ma se fanno il 10 per cento share come fa un’azienda a non tenerseli?”, incalza Giovanni Floris. “Secondo me infatti l’azienda avrebbe fatto bene a tenerseli. Ma io non sono l’azienda”, sentenzia il giornalista.
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Pippo Baudo: “Prima la lottizzazione era intelligente”
A schierarsi dalla parte di Fabio Fazio e Lucia Annunziata è invece Pippo Baudo, citato da Luciana Littizzetto nella sua letterina d’addio alla Rai. “La Rai è di tutti gli italiani, al di là di ogni conduzione o convinzione politica. È dei cittadini che pagano il canone e quindi deve essere plurale – dichiara il conduttore siciliano – E’ un peccato che un’esperienza simile finisca, ma se Fazio ha deciso di lasciare dopo 40 anni la Rai qualche motivo ci sarà”. Il Pippo nazionale torna indietro con la memoria agli anni di lottizzazione. “Era una lottizzazione intelligente – sottolinea – dava spazio ai rappresentanti di ogni tendenza politica e quindi era una Rai plurale. Oggi invece c’è la tendenza a volerla controllare, regolare. Il servizio pubblico deve assicurare a tutti il diritto di parola, deve mettere sul tavolo tutte le carte, poi lo spettatore sceglie quelle che vuole. Non bisogna per forza piacere a tutti ma è necessario che tutte le idee abbiano diritto di cittadinanza. Altrimenti si fa un’offesa al pubblico, perché si parte dal presupposto che la gente a casa non sia capace di formarsi una propria idea. La libertà di scegliere è fondamentale”.