Natasha Stefanenko, 52 anni, si racconta in una lunga intervista al “Corriere della Sera”. Laureata in Ingegneria Metallurgica, la conduttrice e modella russa è nata a cresciuta “in un posto che non esiste, S-45, una città segreta che non esisteva sulla mappa geografica”.
“Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì”
“Con la testa di oggi è una cosa inquietante a pensarci – ricorda – era circondata da mura e filo spinato, allarmi ovunque, pattugliata da militari armati, ogni 100 metri c’era un cane lupo legato a un filo d’acciaio che correva a destra e sinistra. Si produceva uranio arricchito per le testate nucleari e mio padre lavorava lì. Città così ce n’erano una quarantina in tutta l’Urss, erano state volute da Stalin dopo la Seconda guerra mondiale. Città fantasma e segrete. S-45 fu costruita nel 1947, grazie ai detenuti dei gulag, che poi non potevano certo tornare a raccontarlo…”.
“È stata un’infanzia e un’adolescenza di amore e divertimento totale”
“La città era immersa in un bosco fittissimo – prosegue – con la neve per 9 mesi all’anno, bianca, fiabesca, il lago lì vicino dove andavamo a pescare (…) Io ero proprio felice. È stata un’infanzia e un’adolescenza di amore e divertimento totale, non mi è mancato niente, studiavo, mi divertivo. Mio papà sdrammatizzava con la sua ironia e autoironia, mia madre invece l’opposto, forse per questo stanno ancora insieme (…) Mio papà oggi soffre di una malattia neurologica e sono convinta che sia dovuta all’esposizione all’uranio. Per me non mi preoccupo, non eravamo direttamente esposti, loro invece lavoravano in stabilimenti chiusi, nascosti sotto colline artificiali”.
“Fino ai 17 anni sono stata proprio bruttarella, mi vergognavo di me stessa”
Durante l’adolescenza, Natasha Stefanenko non avrebbe mai immaginato di diventare una modella. “Fino ai 17 anni sono stata proprio bruttarella, non solo per l’altezza – confessa – Ero praticamente albina, secca secca, le gambe due stecchini, molto complessata, non sopportavo lo specchio. Ero una bambina insicura, mi vergognavo di me stessa, non capivo come qualcuno avrebbe potuto volermi bene. Mi dicevo: va beh, fa niente, affronterò il mondo con l’intelligenza e lo studio”.
“All’università è stato uno choc vedere dei maschi che mi guardavano”
“Non c’era un maschio, manco uno, che mi guardava, ero invisibile, trasparente – rivela – Quindi ho scelto di proposito una facoltà che frequentavano i maschi, solo il 10% erano donne. Pensavo: qualcuno mi vorrà bene, mi sceglierà. Quando sono andata a Mosca a fare l’università, è stato uno choc vedere dei maschi che mi guardavano. Che stress! Non ero abituata, non sapevo cosa fare, non riuscivo a gestire le emozioni; se mi guardavano in metropolitana pensavo di essermi dimenticata qualche pezzo di abbigliamento”.
“Quando ho visto il primo supermercato a Milano mi veniva da piangere per l’emozione”
Le svolte per lei furono la vittoria nel concorso “The Look of the Year” e l’arrivo a Milano. “A Mosca i negozi erano tutti vuoti, la crisi era bestiale – spiega – Quando ho visto il primo supermercato a Milano mi veniva da piangere per l’emozione, tutti gli scaffali pieni, tutti quei colori. Da noi se arrivava lo zucchero ne prendevi 10 pacchi per sicurezza perché magari il giorno dopo non lo trovavi. All’inizio mi veniva naturale tirare su 10 vasetti di yogurt. Poi pensavo: vergognati, mettili a posto”.
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“La droga? Mai provata, se prendessi la coca diventerei un cavallo pazzo”
I primi tempi Natasha Stefanenko era un po’ guardinga. “A quell’epoca le modelle russe erano solo prostitute, quindi tutti pensavano fossi disponibile – racconta – Io mi comportavo di conseguenza. Ero rigidissima, di ghiaccio, tutti credevano che me la tirassi, gli uomini li fulminavo con lo sguardo”. “All’epoca viaggiavo come una matta: Miami, Sudafrica, Venezuela, Maldive, giravo il mondo – aggiunge – Quando sento una modella che dice che il suo è un lavoro duro le darei una testata. Sei privilegiata, vedi posti pazzeschi. Droga? Zero. Giuro. Mai visto niente e mai provata, già non sono calma di mio, se prendessi la coca diventerei un cavallo pazzo”.
“Mio marito aveva il pregiudizio: russa ma seria non era possibile”
Natasha Stefanenko è sposata da quasi 30 anni con Luca Sabbioni, ex modello, oggi imprenditore nel settore delle calzature. Dalla loro unione è nata una figlia, Sasha. La storia tra i due coniugi, entrambi laureati, non partì con il piede giusto. “Fece una scommessa – racconta oggi – Mi avrebbe portato a letto nel giro di 48 ore. Anche lui aveva il pregiudizio: russa ma seria non era possibile. Perse la scommessa ma fu bravo a confessarmelo prima che poi tra noi succedesse davvero qualcosa. Mi rivelò che aveva scommesso una pizza, ma poi quando mi aveva visto in costume aveva aggiunto lo spumante. Orgogliosa come sono, se avesse vinto la scommessa e l’avessi scoperto, l’avrei salutato. Luca mi ha colpito perché nelle pause delle sfilate lo vedevo con il Codice Civile in mano. In fondo anche io avevo il pregiudizio sui modelli”.