Margot, un cane di razza Shiba Inu di cinque anni, è stata uccisa a bastonate nelle campagne di Fontana Calda, a Sciacca. La cucciola di 5 anni era scomparsa nel pomeriggio di giovedì 18 agosto. I suoi padroni, Ignazio Raso e Simone Perronace, avevano lanciato un appello sui social offrendo una ricompensa di 500 euro a chi fornisse informazioni utili e li aiutasse a riabbracciarla. Purtroppo la vicenda ha avuto un drammatico epilogo. A seguito di una segnalazione ritenuta sin da subito attendibile, i padroni hanno ritrovato Margot senza vita in un sacco di fertilizzante.
“Abbiamo percorso 14 chilometri in campagna, urlando senza sosta il suo nome”
“La coda e una zampetta uscivano fuori dal sacco – racconta Ignazio Raso a Perizona.it – Era senza collarino e targhetta. Chi l’ha uccisa in modo così crudele ha cercato probabilmente di rallentarne il riconoscimento”. Non solo i padroni ma l’intera comunità è sconvolta per l’accaduto. “Non ci aspettavamo una simile mobilitazione e una così ampia condivisione – ammette Raso – Persino associazioni di Milano e dell’Emilia Romagna hanno attivato delle ricerche nell’agrigentino. Io e Simone l’abbiamo cercata per 48 ore e percorso 14 chilometri in campagna, urlando senza sosta il suo nome, albero dopo albero”.
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“Margot aveva uno straordinario senso di appartenenza alla casa e alla famiglia”
Margot viveva con Ignazio Raso e Simone Perronace da cinque anni: “L’avevamo presa in un allevamento. Era un cane speciale, un cane “samurai” con uno straordinario senso di appartenenza alla casa e alla famiglia. I cuccioli di questa razza vivono per il padrone e instaurano con lui una relazione che costruiscono quotidianamente”. Ignazio Raso torna indietro con la memoria al giorno della scomparsa di Margot che era solita fare dei giretti in campagna: “La ritrovavamo sempre dietro la porta proprio per il forte attaccamento che nutriva verso la casa e verso di noi. Quando siamo rientrati e ho visto che non c’era, ho subito pensato che fosse successo qualcosa di brutto. Ho sentito che non l’avrei più rivista. Il mio primo pensiero è stato che l’avessero rubata ma mai avrei pensato ad una fine così orribile. Margot era un cane schivo, non si sarebbe mai avvicinata né ad altre persone né alle macchine”.
“Spero che quel nome urlato ‘Margot’ rimbombi per sempre nelle orecchie di chi l’ha uccisa”
Ignazio Raso è convinto che Margot sia stata uccisa a bastonate altrove il giorno stesso della scomparsa e portata successivamente nel luogo in cui è stata rinvenuta senza vita. Alle 18 del giorno precedente, la coppia ha battuto quella zona nella speranza di trovare qualche traccia. Con loro, c’era anche Lupin, il figlio di Margot. “Ci siamo intrattenuti con una famiglia e la loro bambina – raccontano – e Margot non c’era. Chi l’ha uccisa sicuramente ha sentito le nostre urla continue per 18 ore al giorno, totalmente indifferente e senza crearsi lo scrupolo di quanto male e quanto dolore stesse provocando. Quel nome urlato ‘Margot’ spero gli rimbombi nelle orecchie per sempre”.
I padroni escludono il movente omofobo: “A Sciacca siamo ben voluti da tutti”
I padroni di Margot ipotizzano il gesto di un folle ed escludono il movente omofobo. “Io sono nato e cresciuto a Sciacca – racconta Ignazio Raso – Sono tornato qui da Roma dopo il lockdown con mio marito e gestiamo un b&b. Non abbiamo mai fatto male a nessuno, siamo ben voluti da tutti e perfettamente integrati nel contesto sociale. Dietro questo gesto vedo solo la follia e la crudeltà di un essere umano nei confronti del cane più buono e saggio del mondo. Chiunque avesse paura dei cani, dopo aver conosciuto Margot, cambiava completamente atteggiamento. Chi fa un gesto del genere è capace di tutto, anche di fare del male ad un bambino. Io e Simone non abbiamo più lacrime”.
“Continueremo ad amare Margot per tutto quello che ci ha insegnato”
“Questa storia va raccontata per svegliare la coscienza di ogni essere umano – conclude – La campagna qui è sconfinata, ma il cerchio è molto stretto e mi auguro che venga fatta chiarezza su quello che è successo. Io e Simone da oggi ricominciamo e continueremo ad amare Margot per tutto quello che ci ha insegnato, per tutto l’amore che è riuscita a darci in questi anni. L’affetto e solidarietà ricevuti in questi giorni non hanno eguali, sono l’unica cosa che in questo momento scalda l’anima e ci dà la speranza di andare avanti. Una comunità buona di persone che quel marcio attorno non lo vuole e deve combatterlo. Grazie ancora a tutti, non abbiamo parole per quanto ci siete stati vicini, amici, parenti, conoscenti e sconosciuti…da tutte le parti d’Italia. Stringiamoci insieme e combattiamo la cattiveria, l’orrore che solo un singolo può creare destabilizzando una comunità intera”.