L’ex procuratore lo svela solo oggi in un libro
- I due si conobbero negli anni ’80 e lei pensò subito: “Comunque è un figo”
- Il ricordo di una giornata al mare all’Addaura e delle trasferte di lavoro
- “In aereo rimanemmo abbracciati per tutta la notte ascoltando Gianna Nannini”
E’ un ricordo destinato a far discutere quello affidato da Ilda Boccassini al suo libro dal titolo “La stanza numero 30 – Cronache di una vita” edito da Feltrinelli e da oggi in libreria. Per anni procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, la Boccassini racconta il sentimento provato in passato per il collega Giovanni Falcone che conobbe negli anni ’80. Allora il suo primo pensiero fu: “Comunque è un figo”. “Cosa avrebbe riservato il destino a me e Giovanni, se non fosse morto così precocemente?”, è l’interrogativo che invece si è posta dopo la morte del giudice istruttore nell’attentato di Capaci il 23 maggio 1992.
“Temevo che quel sentimento potesse travolgermi”
“Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne – spiega – Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso”.
La giornata al mare all’Addaura
Ilda Boccasini torna indietro con la memoria ad una giornata al mare trascorsa all’Addaura. Era l’estate del ’90 e Falcone la invitò a tuffarsi. “Io pensai alla messa in piega appena fatta – confessa – Pensieri da donna che non mi fermarono e lo raggiunsi. Giovanni prima mi prese la mano, poi la lasciò e cominciammo a nuotare verso l’ignoto…”. A Giovanni “piacevano molto i miei riccioli. Quante volte mi ha detto che i miei occhi ‘erano bellissimi’”.
“In aereo rimanemmo abbracciati per tutta la notte…”
Impossibile per “Ilda la Rossa” non ricordare le trasferte di lavoro insieme. Come quella volta che volarono in Argentina per mettere sotto torchio il boss di Cosa nostra Gaetano Fidanzati. “Avevo anche un walkman con una cassetta di Gianna Nannini, che ho imposto a Giovanni per tutta la durata del viaggio – rivela – Alcune canzoni mi facevano pensare alla nostra storia e le ascoltai più volte, per ore, stringendomi a lui. In top class non c’erano altri passeggeri, eravamo soli in quel lusso rilassante, la nostra intimità disturbata solo dall’arrivo delle hostess. Rimanemmo abbracciati per ore, direi tutta la notte, parlando, ascoltando Gianna Nannini e dedicandoci di tanto in tanto ad alcuni dettagli dell’interrogatorio e ai possibili sviluppi dell’indagine . Che notte…”.