Laura Colucci, ex ragazza di “Non è la Rai”, spara a zero contro il programma
- Presto, assicura, racconterà la sua verità in un libro
- Nel frattempo, “rovina” la festa per i 30 anni della trasmissione cult
- Pamela Petrarolo: “Io e le altre sotto choc. Boncompagni non era un mostro, merita rispetto”
A “rovinare” la festa per il 30esimo anniversario della nascita di “Non è la Rai” ci ha pensato una delle tante ragazze transitate dallo studio 1 del Centro Palatino di Roma. Alla vigilia di una data da segnare col rosso per i fan della trasmissione cult ideata da Gianni Boncompagni, Laura Colucci ha scritto un post al vetriolo rincarando la dose in un’intervista a “Today”. “Non era una favola. C’erano delle situazioni vomitevoli – ha affermato – Le racconterò nel libro che sto scrivendo, probabilmente anche facendo i nomi o comunque facendo capire di chi parlo”.
“Non ho fatto il provino come le altre ragazze”
Laura Colucci aveva 21 anni quando è stata presa da Boncompagni nel corso della prima edizione. “Non ho fatto il provino come le altre ragazze – ha raccontato a “Today” – Sono arrivata a programma iniziato, dopo due mesi. Un giorno ero andata al Centro Palatino con una mia amica, lui mi ha visto e mi ha chiesto di fare parte del cast. Sono andata con questa mia amica che me lo ha presentato, gli sono piaciuta e mi ha fatto fare una prova con un costume da bagno per vedere se ero telegenica”.
“Alcune ragazze non si sono più riprese”
“La cosa fondamentale in quel momento era rendersi conto che era una piccola parentesi della vita e che poi si sarebbe chiusa – ha spiegato – Io sono sempre stata lucida, tante ragazze sono rimaste sotto botta e ci stanno ancora. Pensano di essere le dive degli anni ’90 (…) Ci sono alcune che non si sono più riprese. Si vede da quello che pubblicano sui social, da come si pongono ancora adesso. Però ognuno è fatto a modo suo, non sta a me giudicare”.
Quanto guadagnavano le ragazze di “Non è la Rai”
“Oggi ci metterei la firma a lavorare dalle undici alle quattro del pomeriggio per 4 milioni al mese – ha sentenziato – Appena iniziata la trasmissione guadagnavamo tutte 100 mila lire al giorno con ritenuta d’acconto. Alla fine del primo anno lui scelse delle ragazze che avevano le caratteristiche per poter continuare nel mondo dello spettacolo. Io facevo parte di questo gruppetto d’élite e lo stipendio era diverso: 150 mila lire al giorno e 15 milioni di esclusiva Mediaset una tantum, a partita iva. Tutto ciò che spendevamo per migliorare la nostra persona a livello estetico era scaricabile, addirittura andavamo a credito. Poi c’erano le serate. Insomma, non era male come situazione”.
“Si faceva di tutto pur di apparire”
Tra le ragazze, ha svelato la Colucci, c’era “un rapporto di pseudo-amicizia, di competizione e di invidia”. “I rapporti che spesso ci sono tra donne ma in quell’ambito e a quell’età era ancora più evidente – ha aggiunto – Emergere su cento ragazze non era facile. Io me ne stavo tranquilla, poi se mi chiamavano per fare un balletto, un gioco o una telepromozione ero contenta, ma non ho mai sgomitato per farlo. La maggior parte invece sgomitava. C’erano addirittura quelle che si facevano uscire le lacrime per farsi fare i primi piani. Si faceva di tutto pur di apparire”.
“Boncompagni amava contornarsi di persone giovani”
La conversazione si è spostata su Gianni Boncompagni: “Era una persona particolare. Amava contornarsi di persone giovani. Il rapporto con le ragazze era professionale e a volte anche extraprofessionale. Che lui avesse delle relazioni con le ragazze non mi riguarda, con me non ci ha mai provato. Aveva un grande carisma, ti trasmetteva qualcosa ed era riuscito a creare questo mood per cui dovevi arrivare a fare di tutto per emergere”.
“Prediligeva le ragazze di basso ceto sociale”
“Lui prediligeva le ragazze che venivano da un basso ceto sociale, quelle più affamate di successo e pronte a mettersi in gioco – ha proseguito – Sicuramente per una ragazza come me, che veniva da una famiglia normale e non dovevo portare i soldi a casa, era diverso. I miei non mi chiedevano un contributo, quindi alla fine era un divertimento e basta. Non tutte a vent’anni hanno la possibilità di entrare da Louis Vuitton e comprarsi un trolley o una borsa, oppure i primi telefonini”.
“Ecco perché parlo dopo trent’anni”
“Tanti mi stanno chiedendo perché ho detto queste cose dopo trent’anni. In realtà io non le ho mai nascoste. Ieri leggevo di un libro che è uscito in questi giorni, di un fotografo che lavorava all’interno dello studio. Il titolo è ‘C’era una volta Non è la Rai’, che ti fa pensare a una favola. Il contesto non era fiabesco, assolutamente. C’erano delle situazioni che erano vomitevoli, lo ripeto – ha insistito – Le racconterò nel libro che sto scrivendo, probabilmente anche facendo i nomi o comunque facendo capire di chi parlo. Era un contesto di competizione con tutte le schifezze che concerne il mondo dello spettacolo. E’ chiaro che ci sono anche in altri ambienti, però nessuno scrive mai ‘C’era una volta l’impiegato’. Scrivere ‘C’era una volta Non è la Rai’, lasciando intendere che c’era un clima di serenità, di amore, di pulizia, non è corretto. Non è così”.
“Alcune ragazze mi hanno detto di essere scese a compromessi”
“C’era tutto quello che c’è normalmente in un ambiente competitivo, dove si fa di tutto per emergere – ha precisato – Alla fine del primo anno lui scelse delle ragazze che secondo lui avevano delle caratteristiche per proseguire nel mondo dello spettacolo e tante di queste ragazze dovevano scendere a determinati compromessi per poter mantenere la visibilità. A me nessuno ha mai chiesto di andare a letto con qualcuno, però ho vissuto direttamente storie di ragazze che frequentavo che mi hanno confidato di essere dovute scendere a compromessi per poter emergere e fare qualcosa di più rispetto a quello che facevo io ad esempio. Questo gruppetto era più sottoposto a queste richieste e io facendone parte le ho viste, anche se non vissute direttamente. C’erano minorenni, c’erano genitori delle minorenni che spingevano…”.
“I genitori cercavano di piazzare le figlie”
“Ufficialmente uno dei due genitori doveva essere presente in studio, durante la trasmissione, se la figlia era minorenne – ha aggiunto – Ma di fatto la presenza di questi genitori non era per proteggerle ma per cercare di far fare a queste figlie qualcosa di più. Stavano completamente fuori di testa. Tante di queste ragazze addirittura smisero di andare a scuola, avevano puntato tutto su questa cosa. E i genitori stavano lì a cercare di piazzare le figlie nel modo migliore possibile. Non solo. Incitavano le figlie a scendere a compromessi. Terribile. Tipo il film Bellissima. La canzone di Vasco Rossi, Delusa, dice tutto. Le parole sono più che eloquenti: ‘Il tuo papà è felice quando ti vede ballare in televisione?’. Parla proprio di questo. Aveva capito tutto”.
“Datevi una regolata, che non è mai stata una favola”
“Io non posso dire cose brutte e basta – ha puntualizzato – Boncompagni comunque mi ha dato un’opportunità importante, grazie a lui ho vissuto una cosa molto bella, però a far passare questo contesto per una cosa fiabesca non ci sto. Una cosa che non sopporto è proprio l’omertà, l’ipocrisia. Avevamo una chat su Whatsapp con alcune ragazze che facevano parte di quel gruppetto di cui ti parlavo, in questi giorni abbiamo avuto una discussione per questo motivo e sono uscita. Più volte ho parlato apertamente di queste situazioni che si creavano, ma loro non rispondevano mai. Sparivano e il discorso finiva così. Non ho aspettato il trentennale per parlare, ma quando ho letto quel ‘C’era una volta Non è la Rai’ no, a tutto c’è un limite. Datevi una regolata, che non è mai stata una favola”.
“A me mai nessuno ha chiesto di fare sesso, ma ad altre ragazze sì”
“La molestia non è solo la pacca sul sedere o la palpata al seno – ha concluso – La molestia è anche psicologica, è dover scendere a compromessi e avere la pressione addosso che solo così puoi fare qualcosa. Non ho subito una violenza fisica, ma sicuramente una pressione psicologica per continuare ad essere visibile. Non erano rapporti sessuali, ma compromessi. A me mai nessuno ha chiesto di fare sesso, ma ad altre ragazze sì. Pressioni psicologiche però le ho subite e quando mi sono stancata si è visto, perché sono sparita. L’ultimo anno che ho fatto, il terzo, è difficile trovare qualcosa a cui abbia partecipato o primi piani. Mi aveva completamente cancellato (…) Sono cose che si sanno ma che stanno nel sottobosco. Non è un mistero. Adesso ho cinquant’anni e lo dico. Che poi l’ho sempre detto, ma me l’hanno sempre impedito. Ora mi sto organizzando per dirlo come va detto”.
Riguardo ai suoi rapporti con Ambra Angiolini e Laura Freddi, ha detto: “Con Ambra no, era molto più piccola di me e non ci siamo mai frequentate o sentite. La Freddi l’ho frequentata tanto, però ti dico no comment. Perché ci sarebbe tanto da dire”.
Pamela Petrarolo sotto choc: “Parole che si commentano da sole”
Le dichiarazioni di Laura Colucci non sono passate inosservate. Sotto choc è Pamela Petrarolo che si è sfogata ai microfoni di “Fanpage.it”. “Quello che ha detto la signora non esiste, le sue parole si commentano da sole, non capisco dove voglia andare a parare, probabilmente ha provato a farsi pubblicità – ha sentenziato – Con le ex colleghe abbiamo un gruppo su Whatsapp e ci siamo dissociate dalle sue parole, siamo tutte scioccate. Ad ogni modo non capisco il senso di tirare fuori queste accuse 30 anni dopo, quando Gianni Boncompagni non c’è più. Avrebbe potuto farlo quando era vivo, almeno avrebbe potuto difendersi. Invece no, anzi, la signora era persino presente ai suoi funerali. Forse dovrebbe farsi un esame di coscienza”.
“In quegli studi ho sempre respirato un’aria pulita”
“A Non è la Rai, come in tanti altri ambienti, sono state le persone a scegliere di fare qualcosa rispetto ad altro – ha aggiunto – Per me è stata una delle esperienze più belle della mia vita, poi quello che ognuno sceglie di fare tra le mura di casa sono affari suoi. Le scorciatoie ci sono sempre state da che mondo e mondo, io parlo per me e posso dire che in quegli studi ho sempre respirato un’aria pulita”.
“Sta facendo passare Boncompagni come un mostro”
Pamela Petrarolo ha invocato rispetto per Boncompagni che purtroppo non può più difendersi: “Gianni è sempre stato per me il punto di riferimento assoluto. Io sono stata spesso a casa sua, ho costruito tre dischi nella sua sala di registrazione, andavo lì insieme gli autori, ma non significa scendere a compromessi. È folle. Lo trovo di cattivo gusto. Forse la signora cercava un momento di gloria spu**anando un programma del quale lei stessa ha fatto parte e facendo diventare Boncompagni un mostro. Gianni meriterebbe rispetto”.
“Non è la Rai rimarrà sempre nel mio cuore”
“Il ricordo di Non è la Rai è assolutamente il più bello e spensierato della mia adolescenza, non avrei potuto desiderare di meglio – ha concluso – Sono stata molto fortunata a far parte di un contesto come quello, dove a capo di tutto c’erano due geni che hanno creato un fenomeno del quale dopo 30 anni ancora si parla. Quell’esperienza rimarrà sempre nel mio cuore e a loro io sarò sempre riconoscente. Ho mantenuto tante amicizie con le ragazze e siamo tutte d’accordo: ogni volta che ci vediamo, ricordiamo con gioia i momenti vissuti insieme”.