L’attore ricorda la consorte stroncata da un’emorragia cerebrale
- Dalla loro unione sono nati due figli
- Giallini li ha cresciuti da soli
- L’attore ha chiuso per sempre le porte all’amore?
In un’intervista rilasciata a Candida Morvillo per il “Corriere della Sera”, Marco Giallini torna a parlare della scomparsa prematura della moglie Loredana stroncata nel 2011 da un’emorragia cerebrale. Dalla loro unione sono nati due figli che all’epoca avevano 12 e 5 anni e che l’attore ha cresciuto da solo.
“Sa quelli che pensano che sono attore? Dicono: tu a casa hai la signora. Ma quale signora? Pure coi miei figli… Mai avuto una tata. Io sono tato. Qui faccio tutto io. Qui le donne mi menano e poi se ne vanno”, svela.
“Sto in lockdown da quando è morta mia moglie”
“Alla fine, io sto in lockdown da quando è morta Loredana – prosegue – Ero arrivato qui, a Tor Lupara, per Loredana. Ci siamo messi in 40 metri, non eravamo abbienti. Ci siamo sposati nel ’93, facevo teatro e altri lavori, però avevo ripreso la scuola, mi ero iscritto a Lettere e a scuola di recitazione. Ero diventato bravo, colto, oltre che bandito. Facevo l’imbianchino, otto ore. E la sera, la scuola di teatro. Poi, otto ore erano troppe. Ho iniziato a portare il camion delle bibite, la mattina. Dopo, tornavo a casa, doccia, prendevo il mio Yamaha, andavo a scuola”.
Il successo arrivato tardi: “Loredana ha visto solo l’inizio”
Per Marco Giallini il cinema è arrivato tardi. Il primo film lo ha girato a 35 anni. “Sono esploso ancora dopo, a 49, con il Nastro d’argento per Acab e la nomination ai David per Posti in piedi in Paradiso. Prima, quando c’era Loredana, avevo fatto 35 tra film e serie, però ero secondo, terzo attore: se sei primo, i progetti li fanno su di te – ricorda – Lei ha visto solo l’inizio. Sul primo contratto, legge la “rata film”, la prima di dieci, ma pensava fosse tutto lì. Dice: solo questo? E io: no, devi mettere un altro zero. Le vennero le lacrime. Bello o no?”.
“I miei figli hanno fatto il Classico come voleva lei”
La popolarità tardiva è legata al desiderio di “dare una possibilità in più ai figli”. “Dovevo tirarli su come ci eravamo promessi – spiega – Lei voleva che facessero il Classico, uno lo fa, l’altro l’ha finito: è una cosa stupenda, chi fa il Classico si riconosce da lontano”.
“Morire è prassi, ma non a 40 anni”
Marco Giallini rievoca così il periodo buio seguito alla scomparsa della moglie: “Il dolore era troppo. Il pensiero che lei rientri a casa da un momento all’altro dura due anni, poi, capisci che morire è prassi. Non a 40 anni. Non fra le mie braccia, mentre prendiamo le valigie per le vacanze. Ma non sono l’unico a cui è successo. Fare a meno è questione di testa, anche fare a meno delle menti dei bimbi non più chiare, del loro pensiero: vorresti sapere che pensano il giorno della festa della mamma o quando spegni la tv e quello, a 5 anni, strilla: mamma mamma”.
Il dolore non passa mai e, aggiunge l’attore, “ti dimentichi un po’ la voce”. Con Loredana “ci parlo ancora. Quando sto solo e qualcosa non va. Dico: Eh amore mio…”.
L’attore ha chiuso per sempre le porte all’amore?
Alla domanda se “si è più innamorato”, Giallini replica così: “Ma di chi? Ma perché? Innamorato ero di mia moglie. Per 27 anni, non ci siamo mai lasciati e non abbiamo mai litigato. Lei era la donna mia e io il suo uomo. Nel mondo, quante ce ne possono stare di persone per te? Una”.
“I miei figli mi dicono ti amo”
A crescere i suoi due ragazzi, si scopre, lo hanno “aiutato il fratello di Loredana e sua moglie, che si sono trasferiti al piano di sotto”. “I miei figli – conclude l’attore – mi dicono ti amo. Quanti figli ti dicono: ti amo? Sono bravi. Il grande, una volta, mi disse: io l’adolescenza non l’ho avuta, mamma è morta che avevo 12 anni e non ho avuto nessuno da punire”.