Un mazzo di rose e un biglietto contenente alcuni versi della canzone “Meraviglioso amore mio” di Arisa. A farli recapitare […]
Un mazzo di rose e un biglietto contenente alcuni versi della canzone “Meraviglioso amore mio” di Arisa. A farli recapitare a Silvia Provvedi è il fidanzato Giorgio “Malefix” De Stefano, finito in carcere tre mesi fa per ‘ndrangheta. I due, genitori di Nicole nata qualche giorno prima dell’arresto di lui, festeggiano i due anni di fidanzamento. “Grazie di esistere, buon anniversario amore mio. Tuo Giorgio”, scrive De Stefano a margine del biglietto.
L’arresto di Giorgio “Malefix” De Stefano
Lo scorso 24 giugno il 39enne calabrese, legato alla cantante da circa due anni, è finito in manette con il fratello Carmelo nell’ambito di un’operazione contro la ‘Ndrangheta. Secondo la Dda di Reggio Calabria i due fratelli sarebbero a capo di una cosca mafiosa.
In un post condiviso su Instagram dopo l’arresto del compagno, Silvia Provvedi – pur confidando nel lavoro della magistratura – ha rinnovato la sua vicinanza al padre di sua figlia.
“Ritengo doveroso dover dire due parole alle tantissime persone che mi vogliono bene e che mi stanno esprimendo solidarietà – ha scritto – Vi ringrazio di cuore davvero tutti. Non parlerò più di questa triste vicenda che ha coinvolto me e tutta la mia famiglia fino alla conclusione delle indagini, perchè penso sarebbe una mancanza di rispetto nei confronti di una magistratura in cui ho sempre creduto e in cui credo tuttora. Al mio compagno Giorgio rinnovo sempre di più il mio amore e la mia vicinanza. Grazie ancora a tutti vi abbraccio, Silvia”.
I retroscena dell’arresto del compagno di Silvia Provvedi
Il “Corriere della Sera” ha ricostruito l’arresto di Giorgio De Stefano. “De Stefano non era a casa – si legge – ma è stato trovato nell’appartamento della «cognata» (Giulia Provvedi, ndr.) sui Navigli”. Il motivo è presto detto: “La banale rottura del condizionatore di casa ha costretto Giorgio, la compagna Silvia e la figlia appena nata, a cercare refrigerio di fortuna dalla «zia»”. Quando è suonato il citofono alle quattro del mattino “lui era a letto, s’è voltato verso la compagna e ha subito capito: «Sono venuti a prendermi»”.
