Il dramma del figlio di Bruno Vespa: "Ho sofferto di depressione, ero in una sorta di coma farmacologico" - Perizona Magazine

Il dramma del figlio di Bruno Vespa: “Ho sofferto di depressione, ero in una sorta di coma farmacologico”

Daniela Vitello

Il dramma del figlio di Bruno Vespa: “Ho sofferto di depressione, ero in una sorta di coma farmacologico”

| 01/11/2019

Si intitola “L’anima del maiale. Il male oscuro della mia generazione” ed è il libro in cui Federico Vespa, figlio […]

Si intitola “L’anima del maiale. Il male oscuro della mia generazione” ed è il libro in cui Federico Vespa, figlio del popolare giornalista Rai Bruno, racconta la sua battaglia contro un mostro chiamato depressione. Lo speaker di RTL 102.5 (co-conduce con il padre ogni venerdì alle 8 “Non Stop News- Raccontami”, ndr.) aveva 18 anni quando ha iniziato a soffrire di un “disturbo ansioso-depressivo”. “Il Giornale” anticipa alcuni stralci del volume in cui Vespa Jr. si mette a nudo.

“Ho passato anni a sentirmi un continuo nodo in gola. Ero l’agnello nella tana dei lupi”, scrive il 40enne. La malattia lo ha portato a vivere in uno stato che ricorda il “coma farmacologico” e a darsi all’alcool che lo illudeva di avere una vita “normale”. Dopo anni di farmaci e terapie, di recente il giovane ha rivisto la luce. Ad aiutarlo e a salvargli la vita, “senza che lei lo sapesse”, è stata la madre, il magistrato Augusta Iannini.

Come spiega, nel libro, in questi casi la cosa più difficile è chiedere aiuto. “Chiedere aiuto può fare ancora più paura della paura stessa del male – svela Federico – di quel sudore, quell’ansia, quel terrore di perdere il controllo e perfino, di diventare aggressivo, di fare male a qualcuno, magari a qualcuno a cui vuole bene. Il fatto è che il male, con il suo fascino inspiegabile, qualche volta funziona da anestetico, e ti mette sotto una campana che ti allontana dalla vita, dagli affetti, dalla famiglia, dai desideri e allora non ti senti più niente, non provi più niente”.

Quello di Vespa Jr. è un male generazionale. Dell’epoca tra gli ‘anni 80 e i ’90, Federico non condivideva l’entusiasmo, la leggerezza e l’ottimismo. “Sono nato nel 1979, mi pesa dirlo, non lo nego. Un anno prima della mia nascita succedevano molte cose in questo maledetto e affascinante Paese – dice – Paradossalmente avrei preferito essere vecchio ora ed essere stato giovane allora. Avrei almeno potuto chiedermi perché uno dei più grandi statisti che l’Italia abbia mai conosciuto, Aldo Moro, sia stato prima rapito con il sacrificio degli uomini della sua scorta, poi assassinato dopo una trattativa Brigate Rosse-Stato”.

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