Ospite del secondo appuntamento con “L’Intervista”, Massimo Giletti si confessa a cuore aperto con l’amico Maurizio Costanzo. Dall’allontanamento dalla Rai […]
Ospite del secondo appuntamento con “L’Intervista”, Massimo Giletti si confessa a cuore aperto con l’amico Maurizio Costanzo. Dall’allontanamento dalla Rai al rapporto ‘complicato’ con le donne, dalla malattia alla fede, il conduttore di “Non è L’Arena” non tralascia nessun argomento.
Il gilettismo
“Cos’è il gilettismo? Per me è avere la schiena dritta, mostrare che quello in cui credi lo porti sino in fondo, combatti e non vieni meno alla tua dignità. Non è che io voglia imporre la mia linea, ma vorrei che fosse chiaro che rispondo sì alla mia coscienza e al direttore della mia rete, ma la mia coscienza è comunque quella che domina. Gli ‘scazzi’ con Capanna e Berlusconi? I politici usano la televisione per fare dei comizi, un giornalista ha il dovere di fare delle domande. Alla fine Berlusconi accettò il confronto. Alla fine non è andato via arrabbiato, mi ha stretto la mano. Capanna l’ho invitato ancora ma rifiuta”.
Rai matrigna
“La chiusura de ‘L’Arena’? Non mi hanno comunicato nulla. L’ho letto su ‘TvBlog’, anche se il giorno prima avevo intuito che c’era qualche problema. Chiudere un programma come ‘L’Arena’, però, mi sembrava improbabile. A chi ho dato fastidio? Non sono io che devo dirlo. Il direttore generale è libero di fare le sue scelte. Forse ho dato fastidio a chi pensava, sbagliando, che alimentassi l’antisistema. Mi sono dato questa spiegazione. Penso però che l’accusa di populismo sia un’accusa che regge poco. Io accetto tutto, le critiche, le accuse. Ma qualcuno, un domani, dovrà dirlo ai quattro milioni di spettatori de ‘L’Arena’ che pagano il canone. Ho sempre considerato chi mi guardava, non un cliente, ma un utente. E un utente che paga il canone forse avrebbe dovuto avere una risposta seria. Chiedere a me di fare il varietà, con tutto il rispetto…Se la Rai mi chiedesse di tornare? Io l’ho detto anche ad Urbano Cairo per cui nutro un grande rispetto perché mi ha dato una chance importante. Per come sono fatto io nella vita conta più il lato umano che il denaro. Certo, la Rai è nel mio cuore. Sono nato lì, sono cresciuto lì. Non lo so quello che succederà domani. Però per la Rai ho solo un amore profondo”.
Il “signorino”
“Se sono fidanzato? Ho un rapporto intenso con la Juventus e con la televisione. Quindi ho due situazioni femminili (ride, ndr.). Come diceva l’avvocato Agnelli, è bello parlare di donne ma non è mai bello raccontare di donne. Avendo ormai 57 anni, qualcosa nella mia vita avrò avuto. Mia madre dice una cosa intelligente: ‘Io ormai alle fidanzate non ci credo più, spero che mio figlio abbia una bella badante che non gli freghi i soldi’. Antonella Clerici è stata una donna che mi ha regalato molte emozioni, erano anni in cui ero più calmo. Io sono uno sempre alla ricerca di qualcosa. Credo che quando non ci sia più la passione, l’amore viva in un modo diverso e non riesco a trasformarlo. Ho dato tanto a tante donne ma in tempi brevi, limitati. Sono fatto così. Storicamente per me è complicato superare i tre anni. Ormai sono da badante. Io vivo così, ho sempre avuto un buon rapporto con la mia libertà e con la mia solitudine. Una volta ho pensato all’adozione, ho visto una bimba bellissima in un orfanotrofio in Afghanistan e ho avuto questo istinto”.
La malattia
“Mi chiamavano l’uomo plastica. La malattia (una grave forma di scoliosi, ndr.) mi ha temprato e ha fatto sì che sviluppassi una maggiore resistenza al dolore. Entrare e uscire dagli ospedali mi ha permesso di avere una maggiore sensibilità verso il dolore altrui e quindi di rispettarlo. Mia madre è stata sempre con me, mi ha insegnato tutto, non mi ha mai lasciato. E’ indimenticabile quello che ha dato e fatto. Glielo dico sempre, abbiamo un rapporto molto forte”.
La fede
“Mi sono avvicinato agli ‘invisibili’ grazie a mia nonna e a mia madre. Mi hanno portato a Lourdes da ragazzino. Ho superato i 30 viaggi, ci sono andato anche quest’anno. Tanti giovani rinunciano alle vacanze in altri luoghi e vanno lì. Per me è un’emozione grandissima. Gli ‘invisibili’ sono le persone che nella vita di tutti i giorni vengono messe all’angolo. Sono brutti, sporchi, emarginati, faticosi da sopportare perché devono essere nutriti e puliti. A Lourdes ti dedichi a loro per una settimana intera. Il problema è che non hai bisogno di andare a Lourdes per fare del bene, puoi farlo anche qua. In questa società in cui si corre sempre, si rischia di perdere il significato della vita. La fede per me è una ricchezza e mi ha aiutato molto”.
La vanità
“Chi fa questo lavoro, un minimo narciso deve essere. Devi piacerti per forza. Non mi sento un playboy. Il complimento più bello? Quando la gente mi dice di continuare a lottare al di là della fisicità. Il pettegolezzo che mi ha più ferito? A me fanno ridere, come quando dicevano che ero gay. Mi danno fastidio gli ipocriti, quelli che davanti ti dicono una cosa e dietro un’altra. Ma chi fa questo mestiere lo sa che deve portarsi a casa complimenti e cattiverie. Cosa piace di me alle donne? Io sono uno allegro, che fa molto ridere nella vita privata. Poi ascolto molto le donne, mi piace ascoltarle perché hanno un modo molto diverso di ragionare”.