Anna ha lavorato per 13 anni nel Santuario di Padre Pio, uno dei luoghi di culto più visitati al mondo dove ogni anno milioni di fedeli si recano in pellegrinaggio per visitare le spoglie del santo che fece di povertà, carità e misericordia i suoi valori principali.
La donna denuncia a “Le Iene” una storia fatta di mobbing, molestie sessuali, lavori in nero e omertà. Segnata da un’adolescenza difficile e da origini molto umili, Anna lavora da quando ha 12 anni e a 20 si ritrova a vivere con le sorelle in un garage. Per fortuna trova impiego al convento dove lavora tutti giorni per 10 ore e per 400 mila lire corrisposte in nero. “Aiutavo il cuoco, lavavo a terra, pulivo i piatti”, racconta.
Successivamente le aumentano la paga, le versano i contributi e conosce don Peppino che oggi ha quasi 90 anni. “Si intervenne, mi sono interessato, le hanno dato la casa dove abita adesso – ricorda il frate – Quando è arrivata aveva 22-23 anni, parecchi frati avevano perso la testa, era bella, era un fiore. I pezzi grossi vedevano questa ragazza e perdevano il lume”. Ed infatti, come racconta Viviani, appena Anna arriva al santuario comincia a ricevere attenzioni da molte persone ed in particolare da un frate.
“Un giorno io stavo in cucina, stavo facendo le mie faccende – denuncia la donna – lui si avvicina, mi tocca da dietro, si alza il saio e si masturba. Io sono rimasta impietrita, me lo ricordo come fosse oggi…Lui mi disse ‘ma non devi aver paura, tu ti devi ricordare che gli uomini sono tutti così….Sei una bella donna, mi piaci, mi piace il tuo corpicino…Vorrei averti, entrarti nella parte intima’…Mi toccava, voleva togliermi il camice”.
In un’occasione (le molestie si ripetono per circa 20 volte), don Peppino assiste alla scena ma sta zitto. Dopo vari tentennamenti, il prete ammette al microfono di Viviani: “Anna vi ha detto la verità, è una persona limpida”.
La denuncia choc di Anna prosegue: va alla Curia generale di Roma, affronta il vicario generale e racconta tutto. Chiede una videocamera e riceve la risposta: “Affidati a Dio, prega”. L’unica cosa che ottiene è essere trasferita dalla cucina alla portineria. Ma dopo un mese, il frate-molestatore si ripresenta: “Ancora fai la dura? Ti sei decisa ad essere mia? Io ti renderò la vita impossibile, ti metterò accanto ai porci”. Il racconto di Anna è supportato da altri frati. Le affiancano un collega che, nonostante sia sposato, inizia a farle delle avances.
Per Anna inizia una vera e propria odissea. Il 14 luglio del 2012 gli abusi raggiungono l’apice e, stando a quanto rivela Anna, il collega la violenta. L’aggressore è sotto processo ma viene lasciato a lavorare in portineria. Con la denuncia, invece, Anna firma la sua condanna. I frati cominciano ad apostrofarla con insulti, viene spostata da una parte all’altra del convento, si ammala, sta lontana dal lavoro per qualche giorno, viene licenziata e riceve lo sfratto.
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Il “Corriere della Sera” riporta oggi un comunicato riporta la versione dei Frati del convento di Padre Pio in merito ai fatti denunciati dall’ex dipendente: “I Frati Minori Cappuccini di San Giovanni Rotondo sono costernati e respingono con forza le deliranti affermazioni, diffamatorie e calunniose, esposte durante la trasmissione “Le iene” del 26 marzo, costruite sulla base delle dichiarazioni di una ex dipendente del Convento di San Giovanni Rotondo, signora Anna Verde, licenziata per “giustificato motivo”, rese dopo essersi vista respingere in due gradi di giudizio il relativo ricorso presentato dinanzi al giudice del lavoro. Tali dichiarazioni, tra l’altro, sono state abilmente corroborate da ritagli di interviste con domande “nocive” a un sacerdote di 88 anni, ricoverato da oltre 20 anni nell’infermeria annessa al Convento, e a due Frati Cappuccini della Sicilia, che hanno dimorato a San Giovanni Rotondo solo per pochissimi giorni e che hanno riferito racconti della ex dipendente. L’inverosimiglianza di tali dichiarazioni emerge chiaramente dalle circostanze di tempo e di luogo esposte, che rendono la versione fornita non solo priva di qualsiasi fondamento, ma anche illogica e poco credibile. Gli episodi narrati a carico di un presunto frate, di cui è ignoto il nome (ad oggi non ci risulta nessun frate indagato né imputato), si sarebbero infatti verificati in un luogo di passaggio del convento, sempre frequentato da frati e personale laico nelle diverse ore della giornata. Risulta, invece, che un dipendente laico del Convento è imputato per presunte molestie in danno della citata ex dipendente, ma non è stata ancora celebrata la prima udienza dibattimentale. A seguito di tale denuncia, comunque, i Frati hanno aperto un procedimento disciplinare a carico del dipendente, che ha fornito ampie giustificazioni negando ogni addebito. Eventuali provvedimenti saranno presi solo a seguito della conclusione del giudizio. Si precisa, inoltre, che non vi è alcun nesso tra il licenziamento della dipendente (avvenuto a novembre del 2013) e il procedimento penale che narra di fatti che sarebbero accaduti nell’anno 2010 e in aprile del 2012 (denunciati nel luglio 2012), così come appare parimenti strumentale aver dichiarato che i frati hanno privato dell’abitazione la ex dipendente, lasciandola “in mezzo ad una strada”. In realtà, si tratta semplicemente della scadenza naturale di un contratto di locazione, prevista per il mese di giugno 2015, rispetto alla quale la proprietà ha formulato una proposta di nuova locazione ad un canone corrispondente al valore di mercato. Le gravi e calunniose dichiarazioni della ex dipendente costringono i Frati Minori Cappuccini a sporgere denuncia per calunnia, a tutela della loro onorabilità ed integrità morale”.