Le veterane di “Uomini e Donne” ne conservano ancora il ricordo. Antonello Zara, tra i tronisti più amati dell’agenzia matrimoniale televisiva guidata da Maria De Filippi, era un ragazzo dai modi gentili e dall’animo delicato. Sempre in prima linea nell’aiutare i più deboli, trovò la morte a Porto Cervo nell’estate del 2008. Nel fiore dei suoi trentuno anni, il giovane fu falciato mentre era a bordo del suo scooter da un’auto lanciata contromano ad alta velocità da un ventenne di Monza. L’investitore è stato condannato ad un anno di reclusione con la pena sospesa e ad una multa di 231 euro. Una sentenza beffa nei confronti della quale il padre di Antonello, Valter Zara, esprime ancora oggi sdegno e delusione. Dalle pagine di “Giallo”, il genitore del tronista dice: “Quel che più mi fa rabbia è pensare che chi ha ucciso mio figlio non abbia mai pagato. Non dico che dovesse finire in carcere, ma sarebbe stato giusto che facesse alcuni mesi ai servizi sociali. Non ci ha mai neppure chiesto scusa. Antonello non c’è più, ma lo sento vicino: passo ore nella sua camera, da qui combatto per l’introduzione del reato di omicidio stradale, perché quello che è successo a me e a mia moglie Patrizia non accada ad altri: la vita di un ragazzo non può valere solo 231 euro”. “A quel giovane – prosegue – è stato concesso di tornare a casa, nessuno gli ha fatto l’alcoltest o ha controllato se fosse drogato. Gli agenti si giustificarono dicendo che era stanco. Non è incredibile? Questa storia appare ancora più assurda se si pensa che a mio figlio, ormai morto, prelevarono il sangue proprio per accertare se fosse ubriaco. Non lo era: era perfettamente in sé”.
1' DI LETTURA