Schiavo del sesso per colpa di Apple. Chris Sevier, avvocato di Nashville, ha portato in tribunale il colosso americano della tecnologia, reo di non aver inserito filtri e avvisi in grado di mettere in guardia dagli effetti nocivi della visione compulsiva di video hard. Il calvario di Sevier è iniziato quando, digitando erroneamente la parola “Facebook” su internet, si è ritrovato collegato ad un sito porno.
Da quel momento l’avvocato ha trascorso ore ed ore sul web davanti ad immagini scabrose, diventando un vero e proprio “tossico” della pornografia online. Tra le conseguenze irreparabili della dipendenza sviluppata dall’americano la fine del proprio matrimonio e l’addio alla carriera avvenuto nel 2011, ovvero quando la Corte Suprema del Tennessee ha accertato la sua patologia mentale. Motivi tutti che lo hanno spinto a chiedere un maxi risarcimento alla Apple da destinare in beneficenza.
L’azienda di Cupertino si difende asserendo di aver integrato, a tutela dei minori, in OS X dei meccanismi censura che consentono di gestire e monitorare il tempo trascorso dai propri figli sul pc, i siti web che visitano e le persone con cui chattano. Nell’attesa della sentenza, le disavventure di Sevier continuano. L’ex avvocato è stato infatti arrestato il mese scorso per stalking nei confronti di un cantante country americano.