E’ sempre più lungo l’elenco dei cuochi che faticano a trovare personale
- Vissani: “Educhiamo i nostri ragazzi al sacrificio, devono sporcarsi le mani”
- Poi la stoccata: “Troppi si definiscono chef senza esperienza e formazione”
- Anche Alessandro Borghese ha denunciato la difficoltà nel reperire personale
Gianfranco Vissani si unisce al coro di quanti considerano il reddito di cittadinanza responsabile della fuga del personale dai ristoranti. “Una vergogna totale – sentenzia lo chef premiato come Ambasciatore del gusto 2021 al Ferrara Food Festival dal sindaco Alan Fabbri al Palaestense – Non si trova più personale in giro, educhiamo i nostri ragazzi al lavoro, al sacrificio, devono sporcarsi le mani”. “Ai giovani che si avvicinano a questo lavoro auguro tanta fortuna, ma ci vuole impegno, dedizione. Non si conoscono orari né feste”, aggiunge. Il celebre cuoco si scaglia anche contro chi oggi si definisce chef a sproposito. “Oggi tutti vogliono strafare – dice – Chef? Lo vedo scritto su troppi biglietti da visita, troppi si definiscono chef senza esperienza e formazione adeguati”.
L’allarme delle associazioni di categoria di Bologna
Nei giorni scorsi, come riporta il quotidiano “La Repubblica”, l’allarme sulla carenza di personale (camerieri, aiuti, lavapiatti) era stato lanciato dalle associazioni di categoria di Bologna, considerata la capitale della gastronomia. La scorsa estate, i turisti sono tornati e in numero addirittura superiore rispetto al 2019, quindi pre Covid. A fronte di questo incremento, si registra però un preoccupante calo nel numero di personale da impiegare in sale e ristoranti.
Alessandro Borghese: “Faccio fatica a trovare nuovi profili”
Il mese scorso, Alessandro Borghese si era detto preoccupato per questo “fenomeno”. “Sono alla perenne ricerca di collaboratori – aveva svelato al “Corriere della Sera” – vorrei tenere aperto un giorno in più, il martedì, e aggiungere il pranzo anche in settimana. Ma fatico a trovare nuovi profili, sia per la cucina che per la sala”.
“La mentalità è cambiata, i giovani chiedono certezze”
Il cuoco e personaggio tv aveva anche condiviso una sua personale analisi: “Non credo che la figura del cuoco sia in crisi, ma ci si è accorti che non è un lavoro tutto televisione e luccichii. Si è capito che è faticoso e logorante. E mentre la mia generazione è cresciuta lavorando a ritmi pazzeschi, oggi è cambiata la mentalità: chi si affaccia a questa professione vuole garanzie. Stipendi più alti, turni regolamentati, percorsi di crescita. In cambio del sacrificio di tempo, i giovani chiedono certezze e gratificazioni. In effetti prima questo mestiere era sottopagato: oggi i ragazzi non lo accettano” (LEGGI L’INTERVISTA INTEGRALE).