Il regista ne parla nella sua autobiografia
- La confessione: “Non lo vedo dal 2007. Ha fatto terra bruciata intorno a sé”
- Silvio Muccino si è allontanato anche dai genitori e dalla sorella: “Non vuole incontrali”
- “A un certo punto ha fatto dichiarazioni gravi descrivendomi come violento”
Si intitola “La vita addosso” il libro in cui Gabriele Muccino si mette a nudo ripercorrendo la sua vita e la sua carriera. “Una lunga cavalcata di 24 anni, metà in Italia e metà in America, a cavallo di due culture molto diverse. Ho aperto ogni file della memoria in modo onesto”, spiega in un’intervista al “Corriere della Sera”.
Dalla tv che è stata per lui “una palestra” al cinema, prima italiano e poi hollywoodiano. Il successo arriva con “L’ultimo bacio”, il film che “rompe l’incanto” e che fa finire il suo nome sulla bocca di tutti lanciando attori che oggi sono stelle di primo piano del nostro panorama cinematografico.
“Un gruppo di attori rimasto in primo piano nel panorama del cinema italiano, legati anche tra di loro – confida il regista – “L’ultimo bacio” resta un punto di riferimento, anzi i loro destini sono andati ad assomigliare ai personaggi che interpretavano, tutti quanti, da Favino a Stefano a Pasotti a Accorsi. Ci scherziamo su tra di noi”.
“’L’ultimo bacio’ ha incassato 33 miliardi”
“E’ stato il film che ha scompaginato, scatenato gli animi – aggiunge – Non era chiaro che etichetta mettermi, non assomigliava a nulla. Questa incapacità di capire che tipo di cinema facessi è stato motivo per cui ho avuto molto successo e molti detrattori. Il film vinse il Sundance, è restato nelle sale per sei mesi, ha incassato 33 miliardi di lire in anni in cui andavano Pieraccioni e Aldo Giovanni e Giacomo”.
“La scomparsa di mio fratello dalla mia vita rimane inspiegabile”
“La vita addosso” continua però anche pagine molto dolorose, come il capitolo dedicato all’allontanamento del fratello Silvio.
“Non lo vedo dal 2007 – confessa Gabriele Muccino – dopo questo tempo si elabora una sorta di lutto, non ha voluto incontrare me, in nessuna occasione, i miei figli, i miei genitori, mia sorella, ma anche Giovanni Veronesi, Carlo Verdone, ha fatto terra bruciata intorno a sé, lontano da tutti quelli che lo hanno amato. La sua scomparsa ha lacerato il tessuto familiare, a ognuno manca un fratello o figlio. Rimane inspiegabile, farà lui il bilancio della sua vita. A un certo punto ha fatto dichiarazioni su di me talmente gravi, descrivendomi come uomo violento. Sono state il napalm. Le carte giudiziarie dicono l’opposto, la vicenda si è chiusa con l’archiviazione. Nel libro ho voluto raccontare tutto, non mi faccio sconti come uomo e padre”.
“Ti risponde con gli avvocati, quindi basta così”
“In uno degli ultimi due film cercai di fare una mossa di una forza sovraumana, di azzerare tutto ripartendo almeno professionalmente da dove avevamo interrotto – aggiunge – Ho scritto un personaggio per lui. Ma non ne ha voluto sapere. Ti risponde con gli avvocati e allora basta così”.
La balbuzie
Infine, il regista accenna a quello che è stato “un grosso problema da ragazzo”: la balbuzie. “Non riuscivo a socializzare – rivela – Col senno di poi è stata una spinta in più per fare cinema. Sono un narratore di storie più di quanto sia stato capace di farlo con la parola”.