Il figlio della cantantessa, Carlo Giuseppe, ha 8 anni
- La catanese è stata costretta a volare a Londra per realizzare il suo sogno
- “L’esperimento sembra essere riuscito, cresce sereno”
- La decisione dopo la dolorosa scomparsa del padre
Da otto anni, Carmen Consoli è madre di Carlo Giuseppe, nato con la fecondazione assistita. La cantante catanese racconta la sua esperienza da madre single nella terza puntata del podcast “Mama non mama” del “Corriere della Sera”. L’artista, oggi 46enne, è stata costretta a migrare a Londra per esaudire il suo sogno di maternità.
“L’esperimento sembra essere riuscito – dice – Probabilmente qualcuno al governo italiano ci sta pensando di portare questa pratica anche qui no? Io sono il test. E insieme a me, credo, Gianna (Nannini, ndr.). Tante altre persone in Italia hanno fatto questo e sono tanti, sono veramente tanti che popolano questo Paese e che hanno fatto ricorso a questo tipo di fecondazione, no?”.
La scelta di avere un figlio da sola è stata maturata dopo la dolorosa scomparsa del padre – racconta a Barbara Stefanelli – Due anni di viaggi a Londra per riuscirci, tra pratiche mediche e quesiti psicologici, fino alla selezione di un donatore (non anonimo), laureato in medicina e amante della musica classica, e alla nascita di Carlo Giuseppe. Il suo bimbo ora ha otto anni, principe di una comunità di donne, nonne, zii acquisiti, suona la batteria, infila ogni tanto una parola nelle canzoni della mamma e per tornare al test di partenza: «Sembra crescere sereno».
“Avrei potuto trovare un uomo più giovane di me ma non l’ho fatto”
Nel 2018 Carmen Consoli aveva già parlato di Carlo Giuseppe in un’intervista al “Corriere della Sera”. “Premessa: un figlio è meglio farlo con un marito ed è meglio dare a un bambino una famiglia, anche omogenitoriale, anche se io sono per la famiglia tradizionale – aveva dichiarato – Ma ero single, a 38 anni, un’età biologica avanzata, mi trovavo sola con mia madre, dopo la morte di papà; a Natale, alle Maldive con lei, pensavo alle case, le terre ereditate: eravamo sole, va allargata la famiglia, penso”.
“Per fare un figlio avrei potuto trovare un uomo più giovane di me, un fan, un toy boy, con la motilità degli spermatozoi alta, facendomi mettere incinta dal poveretto, e ripetere lo schema di tante famiglie – aveva aggiunto – Ma non volevo illudere nessuno, né dare a mio figlio una famiglia che si sarebbe sfasciata. Mi sono informata, ho letto studi su ragazzi ormai maggiorenni nati con la fecondazione assistita da genitori single: con il giusto amore, e i punti di riferimento, crescono come ragazzi di famiglie etero cosiddette normali. Andai allora a Londra, dove è possibile fare la fecondazione assistita con il non anonimato del donatore: Carlo potrà sapere chi è il padre, se vorrà. E’ già molto autonomo nelle scelte”.
“In Inghilterra, uno psichiatra valuta se si è idonee come madri”
“In Inghilterra il governo ti mette uno psichiatra che stabilisce se tu, madre single o in coppia etero o omo, sei idonea – aveva concluso -Ti chiedono se lo fai come antidoto alla solitudine, se è compatibile con il tuo lavoro… Non vanno bene le donne troppo in carriera. Anche fare l’artista li frenava, con me, a chi lo lasci? Ma poi hanno capito che avevo persone fidate come punti di riferimento e non volevo fare una copia di me, non era narcisismo”.